Cronaca

Argentario, indagato anche il conducente della barca a vela investita dallo yacht. I pm: “Pilota automatico? Allo stato non ci sono elementi”

A suo carico si ipotizzano i reati di omicidio colposo aggravato e danneggiamento con pericolo colposo di naufragio. A renderlo noto, parlando di "atto dovuto" per permettere gli accertamenti, è stata la procura di Grosseto. Uno dei danesi a bordo: "Non è stata colpa nostra. L'alta velocità non c'entra"

C’è un secondo indagato per lo scontro tra lo yacht e la barca a vela, avvenuto vicino all’Argentario sabato 23 luglio. Si tratta del conducente del natante investito e, come quello dello yacht, a suo carico si ipotizzano i reati di omicidio colposo aggravato e danneggiamento con pericolo colposo di naufragio. A renderlo noto, parlando di “atto dovuto” per permettere gli accertamenti, è stata la procura di Grosseto.

Gli inquirenti spiegano che per quanto riguarda la dinamica dell’incidente, nel quale è morto un uomo e risulta dispersa una donna, entrambi occupanti della barca a vela, “sono diverse le ipotesi al vaglio” e “non è possibile” per ora “una prima ricostruzione attendibile dei fatti”. I pm sottolineano anche come non ci sono al momento “elementi circa la possibilità di utilizzo, da parte di uno dei natanti, del cosiddetto pilota automatico”. L’alcol test e i drug-test effettuati, aggiunge la procura, sono risultati negativi.

“Non è stata colpa nostra”, ha sostenuto Nick Horup, figlio di Petr, il danese indagato che era alla guida della yacht, in una mail inviata alla televisione danese Tv2 e ripresa anche dal Messaggero. Il ragazzo, che era a bordo del motoscafo insieme con la sua fidanzata, il padre e la madre, nega anche che l’incidente sia stato causato “dall’alta velocità o dalla mancata attenzione” e ribadisce che la colpa potrebbe essere della barca a vela che non ha rispettato le regole del diritto di precedenza in mare.

“La regola pratica – scrive nella sua versione dei fatti – è che, secondo le regole marittime internazionali, le barche che navigano con un motore devono cedere il passo alle barche a vela”. In altre parole, il motoscafo danese ha dovuto cedere il passo alla barca a vela italiana: “Tuttavia, ci sono eccezioni a questa regola generale. Se la barca a vela italiana ha navigato a motore, le due barche sono equiparate”. Secondo quanto riferito dal ragazzo alla televisione danese, le autorità italiane avrebbero già restituito i passaporti all’intera famiglia che starebbe dunque facendo rientro in Danimarca.