Era il 30 aprile quando per la prima volta Mosca annunciò l’addio ufficiale alla Stazione spaziale internazionale. La guerra in Ucraina provocata dalla invasione russa ha mandato in frantumi anche e relazioni tra paesi per la ricerca scientifica spaziali da sempre. Oggi la Russia annuncia nuovamente che si ritirerà dal progetto dopo il 2024, quando inizierà la realizzazione di una stazione spaziale nazionale. L’annuncio arriva da parte del nuovo capo di Roscosmos (l’Agenzia spaziale russa), Yury Borisov come scrive l’agenzia di stampa Interfax.
“Sapete che stiamo lavorando nell’ambito della cooperazione internazionale sulla Stazione Spaziale Internazionale. Naturalmente rispetteremo tutti gli impegni presi con i nostri partner, ma la decisione di lasciare questa stazione dopo il 2024 è stata presa”, ha detto Borisov durante un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. “Penso che per quella data avremo già iniziato a lavorare alla costruzione della stazione spaziale russa”, che “sarà una priorità fondamentale negli sforzi di esplorazione spaziale pilotata di Roscosmos”.
La collaborazione sulla Iss vede la Russia al fianco delle agenzie spaziali di Stati Uniti, Europa, Canada e Giappone da anni. Quello che è considerato un avamposto dell’uomo nello spazio, dove gli astronauti hanno continuato a collaborare, è diventato oggetto della battaglia sulle sanzioni. Il precedente capo di Roscosmos, Dmitry Rogozin, aveva più volte messo in discussione la cooperazione spaziale con gli Usa alla luce della guerra. E non aveva neanche escluso la possibilità di staccare il modulo russo dall’Iss per continuare ad operare in modo indipendente, suggerendo anche il possibile uso della stazione per monitoraggio di natura militare. “La Russia non ha fornito nessuna comunicazione ufficiale alla Nasa sul suo ritiro dal progetto della Stazione Spaziale Internazionale dopo il 2024” la risposta dei funzionari dell’Agenzia spaziale Usa ai media americani. “La Nasa non intende interrompere la collaborazione con la Russia” ha detto la direttrice dell’Agenzia Usa che si occupa del progetto Iss, la Stazione Spaziale Internazionale. A chi le chiedeva se volesse mettere fine ai “rapporti spaziali” tra Usa e Russia dopo l’annuncio di Mosca del ritiro da Iss dopo il 2024, Robyn Gatens ha risposto: “No, assolutamente no”.
Attualmente la Stazione Spaziale Internazionale – dove da fine aprile c’è anche l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti – è l’unica struttura abitata e dedicata alla ricerca pienamente operativa, ma ha i suoi anni e alla fine di questo decennio dovrebbe andare in pensione. Si pensa quindi al dopo e, se da una parte gli Stati Uniti stanno aprendo a prossime iniziative commerciali, un comitato interno della Nasa, citato da siti specializzati, ha espresso il timore che l’agenzia spaziale americana potrebbe non essere in grado di gestire nei tempi previsti la fase di transizione dalla ISS a quelle commerciali, con il rischio di lasciare un periodo di vuoto, una sua assenza dall’orbita bassa, quella a circa 400 chilometri dalla superficie terrestre in cui sono operative le stazioni spaziali.
Intanto la Cina ha lanciato nei giorni scorsi il secondo dei tre moduli della sua stazione spaziale in costruzione. Si tratta del modulo denominato Wentian, di circa 20 tonnellate e senza astronauta a bordo, partito dal centro di lancio di Wenchang, sull’isola tropicale di Hainan. Lungo circa 18 metri e con un diametro di 4,2 metri, questo modulo-laboratorio andrà ad agganciarsi a Tianhe, il primo modulo della stazione che è già in orbita dall’aprile del 2021.