Per la Procura, invece, non c'è necessità di analisi di questo genere, perché Pifferi sarebbe stata lucida nella sua volontà e ne ha spiegato anche le ragioni davanti al gip: per lei la figlia era un "peso" che la ostacolava nella vita e nel suo "futuro" con il compagno.
Confusa, smarrita e non lucida. Alessia Pifferi, la 37enne in carcere con l’accusa di aver lasciato morire di fame e sete la figlia Diana (18 mesi), ai suoi legali è apparsa così. “Piange per la figlia ma è confusa, smarrita e non riesce a spiegarsi né a spiegare quello che è successo“. A dirlo è l’avvocato Solange Marchignoli che con l’avvocato Luca D’Auria assiste la donna, che dal 20 luglio si trova in un’area protetta del carcere di San Vittore ed è guardata a vista per timore che possa commettere atti autolesionistici. “Ci ha chiesto di poter andare al funerale della figlia – aggiunge il legale – non rendendosi conto che non potrà partecipare”.
Il pm Francesco De Tommasi, infatti, ha disposto il dissequestro della salma della bambina, dopo l’autopsia eseguita ieri e le esequie avverranno nei prossimi giorni. La donna questa mattina ha incontrato i suoi legali nel carcere di San Vittore e ha cercato di ripercorrere con loro la settimana dal 14 al 20 luglio, trascorsa con il compagno a Leffe (Bergamo). Durante tutta la settimana la donna ha lasciato la bambina a casa da sola a Milano. “A noi non è parsa lucida”, precisa l’avvocato. “Alessia Pifferi ha escluso di aver mai preso le gocce di tranquillante e di averle mai fatte prendere alla figlia – chiarisce l’avvocato Marchignoli – . Il flaconcino è stato trovato sopra il microonde in cucina, dove la bambina non poteva in ogni caso arrivare da sola”.
I legali della donna hanno chiesto di effettuare “una perizia neuriscentifica e psichiatrica” sulla loro assistita e hanno incaricato i professori Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia Forense e Neuroscienze Cognitive all’Università di Padova ,e Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa di esaminare la loro assistita in carcere. “A breve comincerà un lavoro – ha spiegato l’avvocato Marchignoli – per capire il percorso mentale che ha potuto portare la madre a lasciare la figlia sola in casa per così tanto tempo”. Ancora oggi, parlando con i suoi legali questa mattina, la 37enne ha detto “di aver praticato il massaggio cardiaco alla figlia” e di aver fatto il possibile per tentare di rianimarla. Ai legali ha chiesto anche “un fiocco per capelli”. Per la Procura, invece, non c’è necessità di analisi di questo genere, perché Pifferi sarebbe stata lucida nella sua volontà e ne ha spiegato anche le ragioni davanti al gip: per lei la figlia era un “peso” che la ostacolava nella vita e nel suo “futuro” con il compagno.