Il composto somministrato ha creato anticorpi in grado di neutralizzare vari coronavirus che attaccano altri animali e gli uomini come il comune raffreddore stagionale (HCoV-0C43), il ceppo originale del coronavirus SARS-CoV-2, la mutazione D614G dominante nella prima ondata pandemica e poi Alpha, Beta, Delta, Omicron e due coronavirus dei pipistrelli
Il segreto per difenderci dalle pandemie, presenti e future, potrebbe nascondersi in una particolare componente del coronavirus, ovvero la subunità 2 della proteina spike di Sars Cov 2. Quest’area specifica, secondo i ricercatori del Francis Crick Institute di Londra, sarebbe importante per lo sviluppo di un vaccino pan-coronavirus, cioè efficace contro tutte le varianti del coronavirus, nonché contro nuovi virus ed i comuni raffreddori. Lo studio è stato pubblicato su Science Translational Medicine.
Al momento è possibile contrarre il Covid più di una volta e nelle sue diverse varianti, perché al pari dei comuni raffreddori la famiglia del coronavirus muta frequentemente e generalmente la protezione che sviluppiamo contro il rischio di reinfezione è incompleta. Il vaccino pan-coronavirus invece dovrebbe attivare anticorpi in grado di riconoscere e neutralizzare un’intera gamma di coronavirus diversi, e di bloccare il virus prima che entri nella cellula ospite e cominci a replicarsi. I ricercatori del Crick Institute si sono concentrati sulla subunità S2 della proteina spike di Sars Cov 2 2 e lo ipotizza come questa componente possa essere la chiave per neutralizzare anche più coronavirus diversi.
Cos’è la subunità 2? Come sappiamo il coronavirus riesce ad infettare le nostre cellule bersaglio grazie al meccanismo della proteina Spike. Questa è composta dalle due subunità’ 1, che in pratica permette al virus di aprire la porta di ingresso nel nostro organismo, e la subunità 2 che invece contiene l’ ‘ago’ con cui il virus si conficca e si fonde con la membrana della cellula ospite, dando inizio all’invasione. Solo di recente però gli scienziati hanno cominciato a considerare la possibilità che l’area S2 possa essere una base per la vaccinazione, questo perché alcuni bersagli critici che sono contenuti nell’area S2 diventano evidenti solo dopo che il virus è passato dall’area S1 e si lega ad una cellula, e quindi gli anticorpi della zona S2 hanno un ventaglio di probabilià’ di neutralizzare il virus più ridotto rispetto agli anticorpi che bersagliano l’area S1.
Nella ricerca al Crick Institute gli scienziati britannici hanno ora provato a somministrare il vaccino Sars Cov 2 S2 ad alcuni topi, scoprendo che questi sono riusciti così a creare anticorpi in grado di neutralizzare vari coronavirus che attaccano altri animali e gli uomini come il comune raffreddore stagionale (HCoV-0C43), il ceppo originale del coronavirus SARS-CoV-2, la mutazione D614G dominante nella prima ondata pandemica e poi Alpha, Beta, Delta, Omicron e due coronavirus dei pipistrelli.
“L’area S2 della proteina spike è un target promettente per un potenziale vaccino pan-coronavirus perché presenta molte più similarità anche in vari coronavirus diversi rispetto alla S1 – spiega Kevin Ng, co autore dello studio al laboratorio di Retrovirus del Crick – È anche meno soggetta a mutazione e quindi un vaccino che ha come bersaglio questa zona potrebbe risultare più robusto”. George Kassiotis, leader del team del Crick, spiega che l’aspettativa per un vaccino diretto all’area S2 è che questo possa offrire qualche protezione contro tutti i coronavirus presenti e anche contro quelli futuri, a differenza dei vaccini che hanno come bersaglio l’area S1 che sono efficaci contro varianti simili al virus per cui sono stati sviluppati ma sono meno capaci di bloccare altre varianti, o una gamma più ampia di coronavirus. “Un potenziale vaccino S2 non fermerebbe il contagio ma potrebbe garantire una protezione sufficiente a sopravvivere all’infezione iniziale e nel frattempo potrebbe potenziare le difese contro il coronavirus preparando il sistema immunitario a rispondere a future infezioni” dice Nikhil Faulkner, co-autore dello studio. La sperimentazione attuale si è limitata ai topi e dovrebbe seguire la regolare prassi per i vaccini con ulteriori esperimenti su altri animali prima di passare ai test clinici sugli umani.
“C’è ancora molto lavoro da fare per testare questo approccio e capire quale sia la strada migliore per sviluppare e testare un vaccino S2 efficace e sicuro anche sugli umani” dicono a Ilfattoquotidiano.it i ricercatori del Crick, specificando che al momento non è possibile dare una tempistica precisa sul processo, ma potrebbero volerci mesi o anni. La corsa al vaccino pan-coronavirus è partita in tutto il mondo dove da tempo vari gruppi di ricercatori stanno lavorando su diverse versioni di questi sieri immunitari ‘multivirus’ che potrebbero entrare nella fase di sperimentazione sugli umani in meno di un anno, anche se, dicono dal Crick, “è molto probabile che vista la natura mutevole del COVID-19 queste prime versioni dei vaccini pan-coronavirus debbano essere ottimizzate o combinate con le tecnologie esistenti ed è difficile predire quando arriveremo ad avere la combinazione più efficace”.