Dopo la spaccatura sui balneari, il centrodestra tenta di serrare i ranghi e alla Camera vota unito un emendamento per annullare la velocizzazione delle procedure di rilascio del nulla osta al lavoro per gli extracomunitari. Ma la proposta viene bocciata e a Montecitorio va in scena un cortocircuito. Con il ministro leghista del Turismo Massimo Garavaglia, chiamato in causa da Pd e Italia viva perché all’inizio della stagione estiva aveva chiesto di favorire l’arrivo e la regolarizzazione di lavoratori stranieri, costretto a negare di aver chiesto quella norma (a cui il Carroccio aveva però dato via libera) e a cercare di uscirne dicendo che “la cosa più semplice per il governo, e più giusta, è rimettersi all’Aula”. Salvo essere smentito dalla sottosegretaria Maria Cecilia Guerra, che ha ribadito il parere contrario del governo all’emendamento.
L’articolo nel mirino della destra dimezza i termini per il rilascio del nulla osta al lavoro subordinato da parte dello sportello unico immigrazione per le quote di stranieri ammessi in Italia nel 2022 e nel 2023 e introduce il principio del silenzio-assenso sulle verifiche dei requisiti. Le semplificazioni sono estese anche ai cittadini stranieri che si trovano già in Italia alla data del 1° maggio 2022, per i quali sia stata fatta domanda di nulla osta al lavoro subordinato sui flussi 2021.
La discussione in aula sulla proposta firmata da Riccardo Zucconi (Fdi) è stata accesa, con il fronte Lega-Fdi-Forza Italia contrapposto a Pd-Iv-M5S. Igor Iezzi della Lega ha attaccato duramente il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese scatenando le proteste dei banchi del Pd. Matteo Mauri del Pd ha replicato che “questa norma viene dal Consiglio dei ministri e la vuole anche il ministro della Lega Garavaglia per trovare manodopera”. A sua volta Federico Fornaro di Leu ha ricordato: “Quel testo è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Basta alla battaglia demagogica sulla pelle dei poveri cristi”. Dopo l’interruzione dovuta al malore del deputato del Partito democratico Roberto Morassut, l’aula ha respinto l’emendamento con 230 no, 197 dì e sei astenuti.
Sono invece state approvate altre modifiche tra cui l’eliminazione della data che avrebbe reso applicabili le semplificazioni della cessione dei crediti del Superbonus solo ai lavori fatti dopo maggio e la cancellazione del vincolo europeo de minimis per i crediti d’imposta concessi alle aziende a fronte della spesa per l’energia.“Dopo qualche giorno di serrato lavoro e confronto, le Commissioni Finanze e Bilancio hanno raggiunto l’accordo per inserire all’unanimità una trentina di nuove norme nel Dl Semplificazione”, ha rivendicato il responsabile economico di Italia Viva Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze, “da vere semplificazioni all’obbligo per l’Agenzia delle entrate di comunicare via sms al contribuente quando si chiude un’istruttoria anche con esito negativo, sino alle misure per il Terzo Settore. Si tratta di norme che difficilmente faranno titolo di giornale ma che migliorano la vita di famiglie e imprese”. Il testo del decreto ha ottenuto il via libera libera dell’Aula con 355 voti a favore, 31 contrari ed 11 astenuti, e passa ora al Senato, dove dovrà essere approvato entro il 20 agosto.