Gli investimenti aggiuntivi per eliminare progressivamente le importazioni entro il 2027 ammontano a 210 miliardi di euro. Ma quelli resi disponibili da RePowerEu ammontano solo a 20 miliardi. Le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’Rrf o di stornare fondi da altre politiche dell’Ue
Il RePowerEU, il piano della Commissione Ue per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi, diversificare l’approvvigionamento energetico a livello dell’Ue e accelerare la transizione verde, potrebbe dover affrontare notevoli difficoltà pratiche. È l’avvertimento della Corte dei conti europea in un parere pubblicato martedì. La riuscita del piano dipende dall’attuazione di azioni complementari a tutti i livelli e dalla disponibilità di finanziamenti per circa 200 miliardi. La Corte evidenzia una serie di incongruenze: RePowerEU è incentrato sull’Ue nel suo complesso, mentre la Recovery and resilience facility – cuore del Recovery plan – va attuata con misure proposte dagli Stati membri. E questo, a giudizio della Corte, comporta il rischio di non riuscire ad affrontare le imminenti sfide e potrebbe far sì che progetti di importanza strategica per l’insieme dell’Ue non vengano finanziati mediante RePowerEU.
La Commissione ha stimato che gli investimenti aggiuntivi per eliminare progressivamente le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027 ammonterebbero a 210 miliardi di euro. Tuttavia, i finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano solo a 20 miliardi di euro. Le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’Rrf o di stornare fondi da altre politiche dell’UE, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale. Di conseguenza, avverte la Corte, l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato.
Secondo la Corte, anche la prevista ripartizione dei fondi tra gli Stati membri pone problemi. Visto che verrebbero distribuiti in percentuali basate quelle inizialmente utilizzate per l’Rrf, non rifletterebbero né le sfide e gli obiettivi attuali di RePowerEU né i bisogni specifici degli Stati membri. L’assenza di uno specifico termine ultimo per la presentazione dei capitoli RePowerEU riduce la probabilità che vengano individuati e promossi progetti transfrontalieri. La mancanza di qualsivoglia analisi comparativa limita la visione strategica in merito a quali progetti hanno il più alto potenziale per contribuire alla sicurezza e all’indipendenza energetiche dell’Ue. Nel proprio parere, la Corte sottolinea numerose altre debolezze che inficiano RePowerEU, anche per quanto concerne rendicontazione, monitoraggio e valutazioni ex post, nonché la presentazione e la valutazione dei capitoli RePowerEU.