Il traffico di esseri umani in Europa genera profitti da 29,4 miliardi di euro all’anno. In Italia, tra i casi assistiti dal sistema anti-tratta, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita da quella lavorativa (18,8%). Poi, però, c’è il sommerso. I soli casi accertati nel 2020, che hanno dato luogo a procedimenti giudiziari e condanne, riguardano più di 109mila vittime nel mondo, ma questo numero non rappresenta le proporzioni reali del fenomeno, ed è indice della debolezza dei Paesi nel contrastarlo. In vista della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, che ricorre il 30 luglio, Save the Children pubblica il rapporto Piccoli Schiavi Invisibili. Le nuove armi di trafficanti e sfruttatori che si sono adeguati alla pandemia? Per esempio chat online, social media e siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti per reclutare potenziali vittime. La tratta degli esseri umani, che coinvolge per più della metà dei casi donne, ragazze e bambine, ma anche ragazzi e bambini, è ancora uno dei mercati illeciti più diffusi e proficui in tutto il mondo, insieme al traffico di droga e armi. Secondo l’analisi condotta dal Dipartimento di Stato americano, tra i 185 paesi monitorati sull’applicazione del Protocollo di Palermo (2000) per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani, infatti, solo 28 avrebbero messo in campo sforzi significativi ed efficaci, come nel caso di Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna, Svezia o Namibia, e tra gli europei Belgio, Spagna, Austria e Francia, mentre l’Italia è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri.

La tratta nel mondo e dal mondo – In Europa, un quarto dei soli 14mila casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%). In Italia, i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta erano 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale (61). Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%), e, tra gli altri, da Gambia (2,5%) e Costa d’Avorio (2,3%) che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni. È, infatti, di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.

Il crimine si adatta alla pandemia. Anche in Italia – Nel 2021, l’Europol ha ricevuto oltre 28mila segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con più di 6mila nuovi casi. Le organizzazioni criminali si sono adattate alle restrizioni dovute alla pandemia, utilizzando sempre di più lo sfruttamento sessuale in-door e i canali alternativi, come gli ambienti digitali, creando un vero e proprio sistema di e-trafficking. Chat online, social media, agenzie di collocamento online, siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti per reclutare potenziali vittime, forum sul dark web, pagamento dei servizi legati allo sfruttamento tramite criptovalute, vengono utilizzati per mettere in atto lo sfruttamento, che può riguardare, oltre alla sfera sessuale e lavorativa, altre forme di sfruttamento. In Italia, per esempio, sono stati registrati – nel 2021 – oltre 5mila casi di pedopornografia trattati dalla polizia postale, con un aumento del 47% rispetto al 2020 e 531 minori vittime di adescamento online, con una concentrazione di casi nella fascia dai 10 ai 13 anni (306 casi).

Protezione più difficile – “Il fenomeno della ‘tratta digitale’ si è affermato particolarmente nel periodo dell’emergenza Covid. Se i criminali hanno saputo cogliere molto rapidamente le opportunità del digitale – spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – le autorità di competenza e la rete di protezione devono oggi fronteggiare diverse sfide nel cercare di contrastare il fenomeno. Come sottolinea il rapporto, durante la pandemia le organizzazioni anti-tratta attive nel mondo hanno avuto molte più difficoltà nel garantire un lavoro costante di emersione, identificazione e osservazione delle vittime, come sembra dimostrare anche il numero di casi segnalati nel database globale Counter Trafficking Data Collaborative che era di quasi 28mila nel 2019, ma è crollato a circa 4mila nel 2020 e poco più di 2mila nel 2021, mentre salta anche all’occhio un preoccupante raddoppio della percentuale di vittime minorenni, passate dal 3,3% del 2020 al 6,8% del 2021 (di cui il 3,8% sotto gli 8 anni).

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