Dopo la dichiarazione del vaiolo delle scimmie di emergenza sanitaria e il richiamo a comportamenti responsabile per evitare la trasmissione, l’Oms interviene nuovamente sulle infezioni da monkeypox che sono aumentate del 48% nel giro di una settimana. “Un vaccino contro il vaiolo, chiamato MVA-BN, è stato approvato in Canada, Unione Europea e Stati Uniti per l’uso contro il vaiolo delle scimmie. Altri due vaccini, LC16 e ACAM2000, sono allo studio anche per l’uso contro il vaiolo delle scimmie. Tuttavia, ci mancano ancora dati sull’efficacia dei vaccini per il vaiolo delle scimmie, o su quante dosi potrebbero essere necessarie. Ecco perché esortiamo tutti i paesi che stanno utilizzando i vaccini a raccogliere e condividere dati critici sulla loro efficacia” ha dichiarato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa. “L’Oms raccomanda la vaccinazione mirata per coloro che sono esposti a qualcuno con il vaiolo delle scimmie e per quelli ad alto rischio di esposizione, inclusi gli operatori sanitari, alcuni operatori di laboratorio e quelli con più partner sessuali. Al momento, non raccomandiamo la vaccinazione di massa contro vaiolo delle scimmie”.
Poiché il 99% delle persone contagiate sono uomini e i primi contagi sono avvenuti a seguito di eventi con molti persone le autorità sanitarie hanno invitato a evitare di trasformare la malattia in uno stigma. “L’obiettivo di tutti i paesi deve essere quello di coinvolgere e responsabilizzare le comunità di uomini che hanno rapporti sessuali con uomini per ridurre il rischio di infezione da vaiolo delle scimmie e di trasmissione, per fornire assistenza alle persone infette e per salvaguardare i diritti umani e la dignità. Lo stigma e la discriminazione possono essere pericolosi come qualsiasi virus e possono alimentare l’epidemia – ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus – Come abbiamo visto con il Covid, la disinformazione e la disinformazione possono diffondersi rapidamente online, quindi invitiamo le piattaforme dei social media, le società tecnologiche e le testate giornalistiche a collaborare con noi per prevenire e contrastare le informazioni dannose”.
Intanto i funzionari sanitari di New York City chiedono all’Oms di ‘ribattezzare’ il virus del vaiolo delle scimmie con un altro nome, perché questo ha creato uno stigma che potrebbe mettere a rischio comunità vulnerabili. La notizia rimbalza sui media statunitensi. Mentre nella metropoli si lavora per controllare l’epidemia, si sta anche valutando un cambio di nome. E il Dipartimento Salute e Igiene mentale ha scritto una lettera all’Oms esprimendo preoccupazione riguardo all’utilizzo esclusivo del termine ‘monkeypox’. Secondo quanto riporta per esempio ‘CBS News’ online, nella lettera si farebbe riferimento allo “stigma che può generare” e alla “storia dolorosa e razzista all’interno della quale una terminologia come questa è radicata per le comunità di colore“. Tra l’altro, viene fatto notare nella missiva, il termine monkeypox sarebbe improprio, poiché il virus non ha origine nelle scimmie, evidenziano gli autori. “Una terminologia alternativa è possibile – continua la lettera – e si stanno iniziando a utilizzare per esempio sigle come ‘hMPXV’ e ‘MPV'”.
Oggi il virus sta colpendo principalmente maschi che fanno sesso con maschi (Msm), ma – precisano gli esperti – chiunque può contrarre il vaiolo delle scimmie. E i Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) statunitensi affermano che anche due bambini ora sono risultati positivi. Tornando al nome del vaiolo delle scimmie, anche l’Oms aveva accennato alla possibilità di cambiarne il nome, elencando motivazioni simili a quelle citate da New York, durante un briefing di giugno, ma poi non lo ha fatto e questo aspetto è stato accantonato per occuparsi di quella che è stata classificata il 23 luglio scorso come un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.