Era stata forte, fortissima, l'identificazione del tecnico non solo con il Palermo squadra, cementificando un gruppo di ferro, ma anche con Palermo città. Il mister non ha mai nascosto di ambire a una nuova promozione. E in conferenza stampa ha spiegato così le sue dimissioni: “A me non interessa un anno di transizione, non me ne frega niente: se non crei entusiasmo la gente sta a casa e lo stadio non si riempie”
“Mi hanno spostato da centravanti a terzino”. Un cambio di ruolo metaforico che ha portato, a sorpresa, alle dimissioni di Silvio Baldini, che da mercoledì non è più l’allenatore del Palermo.
Dimissioni che sono arrivate assieme a quelle del direttore sportivo Renzo Castagnini, a distanza di soli quindici giorni dall’inizio del campionato e di meno di due mesi da una promozione in Serie B che sapeva di storia.
Storia, sì, perché il Palermo di Baldini non era certo tra le favorite in Serie C e invece con caparbietà, con il coraggio un po’ folle del suo allenatore e con un pubblico che ha spinto la squadra in uno stadio che per colpo d’occhio offerto sarebbe da tutt’altri palcoscenici. Ed era stata forte, fortissima, l’identificazione di Baldini non solo con il Palermo squadra, cementificando un gruppo di ferro, ma anche con Palermo città: il toscano ha sempre mostrato la sua vicinanza quasi simbiotica a Palermo anche a costo di uscite discutibili. Un costo che per la verità si è sempre dimostrato pronto a pagare in tutta la sua carriera.
Un fulmine a ciel sereno, perciò, le dimissioni? Sì e no, perché la promozione ha coinciso come noto anche in un riassetto dal punto di vista societario, col Palermo che si è affacciato in B proprio nel momento del closing con il “City Group”, che detiene la proprietà del Manchester City e di altre squadre di calcio. La filosofia del gruppo, però, e quella di Baldini (e di Castagnini) evidentemente erano diverse, a partire dagli obiettivi. Il mister infatti non ha mai nascosto di ambire a una nuova promozione, come ha spiegato anche nella conferenza stampa di oggi dove ha motivato le sue dimissioni: “A me non interessa un anno di transizione, non me ne frega niente: se non crei entusiasmo la gente sta a casa e lo stadio non si riempie”.
Contesta Baldini scelte societarie che in un senso l’hanno esautorato: “Mi hanno mandato un fisioterapista e diverse figure mediche nello staff…Mi dovrebbero dire se mandano a Guardiola due preparatori senza interpellarlo se lui sta zitto o risponde a tono. E se io non vengo interpellato dovrebbero dirmi se sono al centro del progetto o meno”, e dall’altro hanno distrutto il gruppo che lui stesso aveva costruito. “Il gruppo non c’è più – ha dichiarato – tra mancati rinnovi e attese che hanno creato amarezze”.
E poi un mercato che ha portato in rosanero qualche giovane e che appunto doveva preparare la squadra a un anno di transizione e non da protagonista in B, che però hanno spinto Baldini, preoccupato da non poter dare al pubblico tanto amato le soddisfazioni che meritava. In amichevole qualche giorno fa i rosanero hanno perso 5 a 0 col Pisa, prendendo 4 gol in pochi minuti: “Nemmeno con la Beretti in campo si prendono 4 col in mezz’ora. Avrei voluto lottare per portare il Palermo in Serie A, altrimenti mi sarei sentito un fallito. Se questi sono i presupposti però si va incontro a brutte figure: nel calcio contano i risultati e se non vinci ti mandano a casa. Siccome so come sarebbero andate le cose, preferisco andare a casa adesso”. Casa, che Baldini assicura, continuerà ad essere Palermo: “Continuerò a vivere qui, morirò qui. Ma tra i soldi e la dignità scelgo la dignità”. Ancora una volta.