Una reggia in stile Luigi XIV tutta per lui e immersa nello sfarzo più estremo. Lo Château Louis XIV, “pied-a-terre” in Francia del principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, dista pochi chilometri da Parigi. Una sistemazione lussuosa come richiede il principe ereditario. Nulla di strano dunque, se non fosse che quella dimora tanto gradita dal leader saudita, tanto da averla acquistata nel 2015 per circa 300 milioni di dollari, è stata costruita 10 anni fa da Emad Khashoggi, cugino dell’editorialista del Washington Post, Jamal Khashoggi, ucciso nel 2018 all’interno dell’ambasciata saudita in Turchia e del quale assassinio bin Salman è considerato il mandante. L’ennesimo sfregio alla memoria del giornalista saudita, dopo il processo farsa messo in piedi da Riyad che – come è facile intuire – ha portato a un nulla di fatto. Ma a contribuire a questa nuovo colpo inferto alla famiglia Khashoggi contribuisce l’ennesimo leader occidentale che ha deciso di ‘riabilitare’ Mbs: Emmanuel Macron.

Il principe ereditario, infatti, è stato accolto con tutti gli onori all’Eliseo dal presidente francese, grande partner commerciale della monarchia degli al-Saud, soprattutto nel settore degli armamenti. Sembrano così lontane le dichiarazioni di condanna dei più potenti leader mondiali all’indomani dell’assassinio del giornalista del Washington Post. Il presidente Joe Biden ha pubblicamente indicato Mohammed bin Salman come il mandante dell’omicidio Khashoggi. Questo, però, non gli ha impedito di recarsi a Gedda la scorsa settimana per parlare con lui di petrolio al summit del Gulf Cooperation Council. Il fatto che il principe ereditario avesse le “mani sporche del sangue” del giornalista non ha impedito a Biden di porgergli il pugno, gesto universale di saluto in tempo di Covid. Dalla Casa Bianca, il gesto è stato definito “freddo”, in contrapposizione con il saluto ben più caloroso riservato al padre del principe ereditario, Salman bin Abdulaziz al Saud. Poco cambia, però.

La stessa pantomima a cui il mondo ha assistito a Gedda si è riprodotta negli scorsi giorni. Diversa location, diverso leader politico, uguale contraddizione. Questa volta, infatti, a stringere la mano al principe ereditario è stato Emmanuel Macron che ha accolto bin Salman in una delle sale più belle dell’Eliseo, il Salon des Fetes, dove i due leader, lontano da occhi indiscreti, hanno potuto cenare e discutere di geopolitica. La scelta del presidente Macron di riservare questo trattamento a una persona accusata di commettere gravi violazioni dei diritti umani è stata ampiamente criticata dall’opinione pubblica francese e non solo.

La fidanzata del giornalista saudita, Hatice Cengiz, si è detta “scandalizzata e indignata” per il fatto che il presidente francese “riceva con tutti gli onori il carnefice del mio fidanzato“. Le più importati organizzazioni che difendono i diritti umani si sono rivoltate contro, una su tutte Amnesty International. “Sono profondamente turbata dalla visita, per ciò che questo significa per il nostro mondo e per Jamal e persone come lui”, ha dichiarato a France Presse la segretaria generale dell’ong, Agnes Callamard. Critiche feroci alle quali l’Eliseo ha risposto dicendo che durante la cena di lavoro il presidente francese ha parlato con Mohammed bin Salman anche di diritti umani.

Sembra un copione già scritto che tutte le cancellerie internazionali si passano quando devono giustificare i contatti con quello che la Cia ha indicato come il mandante dell’omicidio di Khashoggi. Stesse parole, infatti, sono state utilizzate dalla Casa Bianca per giustificare l’incontro con Biden. Washington, in quella occasione, aveva fatto riferimento ad una presunta “tirata d’orecchie” del presidente Usa a Mbs sui diritti umani e sul caso Khashoggi, con successivo botta e risposta fra i due leader. Questo, comunque, non è bastato a placare gli animi. Come in questo caso. Macron dice di avere parlato anche di guerra in Ucraina per “intensificare la cooperazione” e “attenuare gli effetti in Europa, in Medio Oriente e nel mondo” dell’invasione russa del Paese guidato da Volodomyr Zelensky, ma le polemiche continuano, soprattutto perché non è la prima volta che Macron si trova in una situazione del genere. Nel 2020, infatti, il presidente finito in un ciclone di critiche a seguito del riconoscimento della Legion d’Onore – la più alta onorificenza in Francia– al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.

La visita con tutti gli onori di Bin Salman a Parigi, però, è solo la punta dell’iceberg. La Francia è uno dei principali esportatori di armi in Arabia Saudita. Secondo lo Stockholm International Peace Research Insitute (Ispri), Riyad compra armamenti principalmente da Stati Uniti (73%), Regno Unito (13%) e Francia (4.3%) e nel 2020 rappresentava il primo acquirente mondiale di armamenti francesi, per un totale di oltre 700 milioni di euro. Armi che il Paese ha utilizzato anche nella guerra civile in Yemen.

Anche i politici di casa nostra si sono dovuti difendere dall’accusa di intrattenere rapporti con chi è accusato di violare sistematicamente i diritti umani. Come Matteo Renzi, membro del board del FII Institute (l’organismo controllato dal fondo sovrano saudita, ndr) che intervenendo alla Davos del Deserto saudita magnificò il regno affermando che lì esistono le condizioni per un “Neo-rinascimento”.

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