Abbiamo chiesto alla dottoressa Elisa Valteroni, psicologa-psicoterapeuta, ricercatrice e docente di psicoterapia breve strategica, un approfondimento: "Nel periodo estivo maggiori rischi per i pazienti con disordine alimentare, disturbi ossessivi-fobici, per i pazienti ossessivi-compulsivi e per quelli con disturbi psicotici. C’è poi da considerare un altro elemento che interessa le persone con quadri depressivi e di ritiro sociale"
Non solo colpi di calore, cali di pressione e svenimenti. Le ondate di caldo come quelle che stiamo vivendo in questi giorni possono avere ripercussioni anche sulla salute psichica, soprattutto in chi già presenta disagi di questi tipo. Alcune metanalisi hanno infatti evidenziato come alte temperature, inondazioni o incendi sono in relazione a un aumento dei sintomi della depressione nelle persone che già soffrivano di questo disturbo e dei sintomi di ansia in chi soffre di ansia generalizzata; in più, l’aumento della temperatura e i picchi di umidità sarebbero in relazione a maggiori casi di suicidio. Abbiamo chiesto alla dottoressa Elisa Valteroni, psicologa-psicoterapeuta, ricercatrice e docente di psicoterapia breve strategica, un approfondimento su questi fenomeni.
Dottoressa Valteroni, com’è possibile che il caldo influisca sugli stati psichici?
“Questi fenomeni possono trovare spiegazione considerando sia gli effetti diretti dell’aumento della temperatura corporea, sia quelli indiretti. Nel primo caso, il colpo di calore costituisce l’evento più grave e si associa anche a segni e sintomi neurologici e psicopatologici, come la progressiva perdita di lucidità, il delirio, le allucinazioni, il comportamento aggressivo. Nel secondo caso, il caldo agisce come stressor, ovvero come un fattore che media processi fisiologici e psicologici che possono esacerbare condizioni di pregresso disagio psicologico o costituirne un fattore scatenante sulla base di una specifica vulnerabilità individuale. In particolare, i dati relativi all’attività clinica del Centro di terapia strategica di Arezzo evidenziano nel periodo estivo maggiori rischi per i pazienti con disordine alimentare, disturbi ossessivi-fobici, per i pazienti ossessivi-compulsivi e per quelli con disturbi psicotici. C’è poi da considerare un altro elemento che interessa le persone con quadri depressivi e di ritiro sociale”.
Che cosa accade in questi pazienti?
“Si verifica la tendenza all’acutizzazione di percezioni di inadeguatezza, disistima, solitudine, vuoto, originate dal confronto tra la propria condizione e quella degli altri, dei quali ne viene esasperata la percezione dello stato di benessere, di attività e socialità che tradizionalmente sono considerati caratterizzanti il periodo estivo e vacanziero. In particolare, le pazienti con disordine alimentare richiedono una particolare attenzione visto che le ondate di calore possono agire direttamente e indirettamente nel contribuire a mantenere e aggravare il disturbo. Infatti, gli effetti della malnutrizione e/o della denutrizione, così come del vomito autoindotto, dell’uso dei lassativi e degli anoressizzanti, comportamenti tipici di coloro che soffrono di questi disturbi, rendono l’organismo più fragile nell’adattamento al caldo, interferiscono con i sistemi di termoregolazione esponendo le pazienti a maggiori rischi per la salute. Inoltre, tra i fattori che concorrono a preservare i meccanismi omeostatici dell’organismo in caso di alte temperature vi sono la corretta idratazione, la riduzione dell’attività motoria, l’abbassamento dello stimolo della fame. Purtroppo, le pazienti con disordine alimentare non considerano il dispendio metabolico maggiore del corpo in relazione agli agenti ambientali e si oppongono alla stanchezza fisica obbligandosi a mantenere sia il loro trend di allenamento abituale (spesso anche gli orari) sia di idratazione, il quale, a causa della percezione indesiderata di gonfiore, più prevedere solo un minimo consumo di acqua fino alla deprivazione”.
E così il quadro di questi disturbi si aggrava ulteriormente.
“Sì, il risultato è che la riduzione fisiologica della fame disincentiva il percorso terapeutico alimentare e costituisce l’alibi a cui le pazienti si appellano con i familiari e i professionisti per continuare nutrirsi male. In relazione al caldo e all’aggravamento dei disordini alimentari dobbiamo, infine, evidenziare come la necessità di scoprirsi ed esporre il proprio corpo possa incrementare l’ansia, le ossessioni verso presunti difetti estetici e della percezione di inadeguatezza. Tutti elementi che rinforzano i comportamenti disfunzionali propri dell’anoressia, della bulimia e del binge eating”.
Lei ha accennato anche a un incremento dei disagi per chi soffre di disturbi ossessivi-fobici e ansiosi.
“Sono disturbi caratterizzati dal tentativo esasperato di controllare i processi fisiologici attraverso il costante ascolto di essi. Durante le ondate di calore può accadere un incremento dei sintomi ansiosi perché i naturali processi di termoregolazione, per esempio la tachicardia, l’aumento del respiro, la sensazione di affaticamento e disorientamento sono percepiti e interpretati come indicatori di perdita di controllo, morte imminente o di follia. A quel punto le persone che ne soffrono reagiscono provando a sedare quei sintomi in modo volontario, chiedendo sistematicamente l’aiuto degli altri e cercando di evitare le situazioni minacciose, inducendo in tal modo l’aumento della paura e l’aggravamento del quadro fobico e ossessivo. Il peggioramento delle ossessioni e delle compulsioni è soprattutto legato a pazienti con ossessioni di contagio che in condizioni climatiche calde e afose trovano terreno fertile per attivare queste paure: contatto con gli insetti, la percezione del sudore altrui e una maggiore vulnerabilità nella risposta adattiva al caldo e all’umidità”.
Come si possono ridurre questi disagi? Quali consigli dare?
“In linea generale, le ben note indicazioni fornite dal Ministero delle Salute per proteggerci dal caldo eccessivo aiutano a ridurre l’impatto negativo diretto del calore sui processi fisiologici e sulle funzioni psichiche, avendo anche un ruolo protettivo indiretto sui soggetti più vulnerabili, con pregresso disagio psichico. Inoltre, i familiari dei pazienti con psicopatologie più suscettibili ai fenomeni scaturiti dal caldo dovrebbero essere informati di questa vulnerabilità e aiutati dagli specialisti a mettere in atto i comportamenti e modalità relazionali che supportano il cambiamento terapeutico del paziente. Finché il disagio e i comportamenti disfunzionali associati al caldo sono episodici e transitori possono trovare sollievo con la corretta informazione e il supporto del sistema familiare o sociale significativo; se invece tendono a stabilizzarsi in rigide e disfunzionali modalità di percezione e reazione agli eventi interni e esterni che inficiano a carattere pervasivo le diverse dimensioni di vita della persona, è opportuno rivolgersi allo psicoterapeuta che adotterà tecniche mirate al fronteggiamento e alla remissione del disturbo”.