L’allarme sulle ingerenze straniere nei “processi democratici dei Paesi occidentali” era stato lanciato già due settimane fa, prima della crisi di governo che ha portato alla caduta dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. A sollevare la questione era stato, in una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente del Copasir Adolfo Urso che denunciava la volontà “ancora più intensa ed accentuata” di “alcuni attori statuali” di influenzare i processi democratici interni ai Paesi. Il rischio maggiore, ha scritto, è quello di hackeraggio della posta dei parlamentari, come avvenuto in passato nel Bundestag tedesco. Di qui l’invito a Fico e Casellati a valutare “misure di carattere tecnico e organizzativo volte a contrastare il possibile verificarsi di tali circostanze anche nel caso del Parlamento italiano”.
Essendo stata inviata ormai due settimane fa, la lettera non ha niente a che vedere con il dibattito scaturito dalla pubblicazione su La Stampa di un articolo in cui, citando generiche fonti d’intelligence, si racconta di un colloquio datato 28 maggio scorso tra il consigliere per i rapporti internazionali di Matteo Salvini, Antonio Capuano, e Oleg Kostyukov, “importante funzionario dell’ambasciata russa” in Italia, con quest’ultimo che avrebbe chiesto al collaboratore del leader della Lega se il partito avesse intenzione di “ritirare i propri ministri” causando di conseguenza il crollo dell’esecutivo.
Nella lettera (uno stralcio della quale è stato pubblicato dal Foglio) il presidente del Copasir spiega che durante gli approfondimenti sulla disinformazione e sulle ingerenze straniere “è emerso in modo evidente come alcuni attori statuali esercitino una sistematica attività di ingerenza nei processi democratici dei Paesi occidentali e in particolare dell’Unione europea“. Forme di ingerenza, sottolinea, che “divengono ancora più intense ed accentuate con l’avvicinarsi delle consultazioni elettorali”. Come dimostrato dal caso tedesco: “I sistemi informatici del Bundestag – ricorda – sono stati violati provocando una esfiltrazione di informazioni della posta elettronica dei parlamentari tedeschi già nel 2015 e, come il Comitato ha avuto modo di apprendere, anche in tempi più recenti”. E, prosegue Urso, “poiché tra i grandi Paesi occidentali il nostro è il prossimo” in cui si svolgeranno le elezioni politiche, si invitano i presidenti di Camera e Senato a valutare misure di contrasto. “È ormai noto – conclude poi la lettera – come la minaccia sia divenuta molto complessa e gli attacchi nel cyberspazio siano condotti con tecniche molteplici e differenziate che spesso fanno leva su una non sufficiente preparazione sul piano tecnologico, procedurale del soggetto attaccato o su una scarsa consapevolezza da parte degli utilizzatori dei sistemi informatici “.