L’ultimo grido di disperazione del comitato di redazione risale al 10 maggio scorso, quando i rappresentanti sindacali dei giornalisti descrivevano la condizione de lavoratori del giornale L’Unità di “ostaggi di un girone infernale” tra numeri speciali per evitare la decadenza della testata, nessun tipo di retribuzione, né cassa integrazione o anche disoccupazione. Due giorni fa il Tribunale ha dichiarato fallita la società che editava lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. “La parola fine l’ha pronunciata il Tribunale fallimentare di Roma. Dal 27 luglio, la Società che editava l’Unità è ufficialmente fallita. Il ricorso degli avvocati contro il fallimento è stato respinto” fanno sapere il cdr e la Fnsi, spiegando che “si tratta di un fallimento annunciato, un epilogo in cui chiare ed evidenti sono le responsabilità dell’azienda. Ad essere calpestati non sono stati soltanto i diritti, le aspettative, la vita stessa, delle lavoratrici e dei lavoratori – giornalisti e poligrafici – che dal 1°gennaio di quest’anno sono senza alcuna copertura sociale, ostaggi di un’azienda che ha continuato a giocare sulla loro pelle. Ad essere calpestata, è stata anche una storia gloriosa. La storia de l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, un pezzo importante per l’informazione democratica di questo Paese – prosegue la nota -. Ora si apre un percorso fallimentare che porterà alla vendita all’asta della testata. L’auspicio è che, in un momento delicato per la storia del Paese, l’Unità, con il suo patrimonio di storia e di valori, possa tornare a vivere. Se non ora, quando?”.

Il giornale, fondato nel 1924 e a lungo organo ufficiale del Partito comunista italiano, dopo lunghe vicissitudini – dovute a debiti per oltre 80 milioni – con passaggi di proprietà che hanno coinvolto anche Renato Soru e il gruppo Pessina ha smesso di essere in edicola se non appunto saltuariamente. E a maggio sia il cdr che Fnsi avevano protestato perché la pubblicazione del numero annuale, necessaria per evitare la decadenza della registrazione era “avvenuta all’insaputa della redazione con il ricorso a risorse esterne … un fatto gravissimo per il quale ci si riserva di valutare ogni azione a tutela dei giornalisti”. Sempre in quelle ore Stefano Vaccari della segreteria del Partito Democratico, responsabile Organizzazione aveva diramato una nota: “Siamo indignati e preoccupati della condizione nella quale versano i lavoratori de L’Unità. La storia editoriale, culturale e politica della testata non merita questo. Da troppo tempo la situazione è in stallo, come abbiamo verificato tramite specifici approfondimenti tesi a capire gli spazi per dare un nuovo futuro editoriale alla testata e professionale ai lavoratori. Siamo preoccupati anche del destino del patrimonio culturale rappresentato dall’immenso archivio storico e documentale, che per fortuna è stato messo in sicurezza. Oltre a esprimere la solidarietà e la vicinanza di tutto il Partito Democratico, dei suoi iscritti, militanti ed elettori ai lavoratori de l’Unità ci auguriamo che la vicenda possa trovare presto una soluzione dignitosa e consentire di dare al giornale un futuro editoriale nell’alveo del centro sinistra italiano ed europeo”. L’ultima volta de L’Unità in edicola risale al 2017 quando il segretario – tranne un breve interregno di Orfini – era Matteo Renzi.

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