di Angela Viola
Il problema dell’inadeguatezza del Migliore (Mario Draghi) è un problema assai dibattuto nella letteratura manageriale: un problema culturale. Draghi, come si definito lui stesso nell’ultima seduta a cui ha partecipato alla Camera dei Deputati, è un “banchiere centrale”.
Primo problema culturale: il concetto di leadership. Nei suoi ultimi anni, prima come Governatore della Banca d’Italia e poi come presidente della Banca centrale europea, è stato un autocrate, un uomo al vertice dell’organizzazione in cui lavorava con un potere interno assoluto, dove i suoi desiderata erano automaticamente degli ordini a cui si poteva solo obbedire. I sottoposti dipendevano nella loro funzione e nel loro benessere da un solo potere assoluto: se non obbedivano adeguatamente le conseguenze sarebbero state rapide, dirette e concrete. Questa è la sua cultura organizzativa. Lui decide, lui ordina e non si discute, si obbedisce.
In molte organizzazioni questo potere assoluto è stato addolcito, di certo non nel settore bancario. Ma in politica, il campo dove opera un presidente del Consiglio, un autocrate richiede una governance basata sull’autocrazia. Il problema è che in Italia siamo in una democrazia, neanche presidenziale ma parlamentare. Ed è la democrazia parlamentare che definisce le regole del gioco che si basano sulla tutela delle minoranze e la legittima ricchezza della diversità delle opinioni.
Questo è il motivo per cui tutti i governi cosiddetti “tecnici” durano poco e lasciano problemi gravi irrisolti. La democrazia non può fare a meno delle scelte politiche, che in soldoni vuol dire accontentare qualcuno e scontentare gli altri, e il cosiddetto “governo di tutti” finisce inevitabilmente con l’essere “il governo di nessuno”. Le caratteristiche di un presidente del Consiglio sono la visione strategica da condire con tanta pazienza, grande capacità di ascolto e di mediazione e una estrema dote di sintesi. La cultura “antropologica” di Mario Draghi prevede comandi e obbedienza. L’assertività è funzionale al raggiungimento di obiettivi che non sono negoziabili.
Secondo problema culturale: il controllo del proprio ego. Mario Draghi ha dimostrato di non avere imparato l’arte della creazione del consenso, né di controllo dell’hýbris. Il termine originariamente significava “violenza”, “tracotanza” e si riferiva a un comportamento particolarmente biasimevole perché lesivo dell’onore altrui. Il concetto di hýbris è alla base del sistema di valori proprio del mondo greco arcaico. L’hýbris è un accecamento mentale che impedisce all’uomo di riconoscere i propri limiti e di commisurare le proprie forze: chi ha ambizioni troppo elevate e osa oltrepassare il confine posto dagli dei pecca di hýbris e incorre in quella che viene chiamata “invidia degli dei” (fthònos theòn).
Ai giorni nostri con hýbris si identifica un esagerato orgoglio personale e di questo stiamo parlando quando ripercorriamo la caduta di questo governo. Una volta tanto, è proprio raro, condivido l’opinione di B. (Berlusconi) pubblicata su Repubblica. Sull’ex numero uno della Banca centrale dice: “Ha colto la palla al balzo per andarsene”. In realtà la spiegazione sembra più complessa. Draghi si è presentato al Senato dando fiato al suo hýbris e dettando condizioni assolute: il Parlamento può scegliere di approvare quello che io porterò in aula o non si ristabilisce il clima di fiducia su cui è nato il mio governo (e me ne vado).
Ma il “io sono io e voi non siete un cazzo” di memoria grillesca (non quello attuale, ma quell’Onofrio vissuto nel Settecento) non è la cosa migliore da dire quando si cercano i voti di una fiducia, e rende esplicito l’obiettivo del Migliore. O mi lasciate solo al comando (autocrazia, appunto) o me ne vado per lesa maestà.
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
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Politica - 30 Luglio 2022
Draghi, l’inadeguato ‘Migliore’: ecco perché non poteva essere un buon presidente del Consiglio
di Angela Viola
Il problema dell’inadeguatezza del Migliore (Mario Draghi) è un problema assai dibattuto nella letteratura manageriale: un problema culturale. Draghi, come si definito lui stesso nell’ultima seduta a cui ha partecipato alla Camera dei Deputati, è un “banchiere centrale”.
Primo problema culturale: il concetto di leadership. Nei suoi ultimi anni, prima come Governatore della Banca d’Italia e poi come presidente della Banca centrale europea, è stato un autocrate, un uomo al vertice dell’organizzazione in cui lavorava con un potere interno assoluto, dove i suoi desiderata erano automaticamente degli ordini a cui si poteva solo obbedire. I sottoposti dipendevano nella loro funzione e nel loro benessere da un solo potere assoluto: se non obbedivano adeguatamente le conseguenze sarebbero state rapide, dirette e concrete. Questa è la sua cultura organizzativa. Lui decide, lui ordina e non si discute, si obbedisce.
In molte organizzazioni questo potere assoluto è stato addolcito, di certo non nel settore bancario. Ma in politica, il campo dove opera un presidente del Consiglio, un autocrate richiede una governance basata sull’autocrazia. Il problema è che in Italia siamo in una democrazia, neanche presidenziale ma parlamentare. Ed è la democrazia parlamentare che definisce le regole del gioco che si basano sulla tutela delle minoranze e la legittima ricchezza della diversità delle opinioni.
Questo è il motivo per cui tutti i governi cosiddetti “tecnici” durano poco e lasciano problemi gravi irrisolti. La democrazia non può fare a meno delle scelte politiche, che in soldoni vuol dire accontentare qualcuno e scontentare gli altri, e il cosiddetto “governo di tutti” finisce inevitabilmente con l’essere “il governo di nessuno”. Le caratteristiche di un presidente del Consiglio sono la visione strategica da condire con tanta pazienza, grande capacità di ascolto e di mediazione e una estrema dote di sintesi. La cultura “antropologica” di Mario Draghi prevede comandi e obbedienza. L’assertività è funzionale al raggiungimento di obiettivi che non sono negoziabili.
Secondo problema culturale: il controllo del proprio ego. Mario Draghi ha dimostrato di non avere imparato l’arte della creazione del consenso, né di controllo dell’hýbris. Il termine originariamente significava “violenza”, “tracotanza” e si riferiva a un comportamento particolarmente biasimevole perché lesivo dell’onore altrui. Il concetto di hýbris è alla base del sistema di valori proprio del mondo greco arcaico. L’hýbris è un accecamento mentale che impedisce all’uomo di riconoscere i propri limiti e di commisurare le proprie forze: chi ha ambizioni troppo elevate e osa oltrepassare il confine posto dagli dei pecca di hýbris e incorre in quella che viene chiamata “invidia degli dei” (fthònos theòn).
Ai giorni nostri con hýbris si identifica un esagerato orgoglio personale e di questo stiamo parlando quando ripercorriamo la caduta di questo governo. Una volta tanto, è proprio raro, condivido l’opinione di B. (Berlusconi) pubblicata su Repubblica. Sull’ex numero uno della Banca centrale dice: “Ha colto la palla al balzo per andarsene”. In realtà la spiegazione sembra più complessa. Draghi si è presentato al Senato dando fiato al suo hýbris e dettando condizioni assolute: il Parlamento può scegliere di approvare quello che io porterò in aula o non si ristabilisce il clima di fiducia su cui è nato il mio governo (e me ne vado).
Ma il “io sono io e voi non siete un cazzo” di memoria grillesca (non quello attuale, ma quell’Onofrio vissuto nel Settecento) non è la cosa migliore da dire quando si cercano i voti di una fiducia, e rende esplicito l’obiettivo del Migliore. O mi lasciate solo al comando (autocrazia, appunto) o me ne vado per lesa maestà.
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
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Beirut, 2 gen. (Adnkronos/dpa) - Nuovo raid dell'Idf a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. I caccia dell'esercito israeliano hanno attaccato all'alba la 'zona umanitaria' di al-Mawasi, uccidendo 11 sfollati palestinesi, tra cui tre bambini, che cercavano riparo nelle tende. Lo ha reso noto il quotidiano filo-Hamas 'Filastin'. Le squadre della protezione civile giunte sul luogo dell'attacco hanno confermato che tra i morti c'erano il direttore della polizia della Striscia di Gaza, il generale Mahmoud Salah, e il suo vice, il generale di brigata Husam Mustafa Shahwan.
Il leader del partito-milizia sciita libanese Hezbollah, Naim Qassem, ha assicurato che dal 27 novembre - data in cui è entrato in vigore il cessate il fuoco con Israele in Libano - il gruppo "ha ripreso salute", diventando più forte. "La resistenza continua e ha ripreso salute. Ha una fede profondamente radicata", ha dichiarato Qassem in un discorso televisivo, in cui si è detto convinto che i sostenitori di Hezbollah possano "diventare più forti in futuro", soprattutto dopo che Israele è "smascherato davanti al Paese e il mondo come entità brutale e criminale, con il sostegno criminale americano". Riguardo al cessate il fuoco, ha assicurato che il gruppo "ha cominciato ad attuarlo", anche se è "lo Stato libanese ad essere responsabile di monitorarlo e mantenerlo" fino a quando le truppe israeliane non lasceranno il territorio. Pertanto, ha definito questa "un'opportunità per lo Stato libanese di dimostrare il proprio valore attraverso l'azione politica".
Qassem ha ribadito di essere pronto a lavorare con i partner nel Paese per eleggere un presidente, carica bloccata da più di due anni nel mezzo di una grave crisi politica, e per “ricostruire ciò che è stato distrutto”, con l'obiettivo di "mettere in moto gli ingranaggi dello Stato secondo le sue leggi, e avviare una serie di riforme". "Dobbiamo valutare gli eventi accaduti in questa guerra di aggressione, trarre vantaggio dai suoi risultati e sviluppare le nostre azioni con le lezioni apprese", ha aggiunto, descrivendo la resistenza delle milizie a sostegno della Striscia di Gaza come "leggendaria".
Milano, 2 gen. - (Adnkronos) - Un giovane di 19 anni è stato fermato mercoledì sera, perché ritenuto presunto responsabile dell'omicidio commesso a Provaglio di Iseo (Brescia). La vittima è Roberto Comelli, 42 anni, ucciso con una coltellata al petto nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio.
"I primi accertamenti - spiegano gli inquirenti - consentivano di appurare che l'omicidio era stato commesso al culmine di una lite sulle cui cause verranno condotti approfondimenti investigativi”.
Stando a quanto ricostruito, la notte di Capodannoil 42enne sarebbe voluto entrare a una festa privata: da qui sarebbe scattata una rissa.
Podgorica, 2 gen. (Adnkronos/afp) - E' morto dopo essersi sparato alla testa l''uomo che mercoledì sera ha ucciso almeno 10 persone, tra cui due bambini, in una sparatoria in un locale nel sud del Montenegro. Lo ha reso noto la polizia la polizia locale.
La polizia ha circondato l'uomo e quando gli hanno ordinato “di deporre l'arma, si è sparato alla testa”, ha riferito ai giornalisti il capo della polizia Lazar Scepanovic che ha aggiunto: “Si è cercato di trasportarlo in un centro clinico, ma nel frattempo è deceduto per le ferite riportare”.
Tel Aviv, 1 gen. (Adnkronos) - E' stallo nei negoziati tra Hamas e Israele per arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nell'enclave palestinese. Tanto che un accordo risulta alquanto improbabile prima che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden lasci l'incarico al suo successore Donald Trump. Lo scrive il Wall Street Journal citando mediatori arabi, secondo i quali Hamas sta insistendo he Israele si impegni a rispettare una tregua permanente nella Striscia di Gaza, condizione che Tel Aviv continua a respingere.
La mancanza di progressi nei colloqui è un duro colpo per il team del presidente Biden, che ha investito molto tempo e capitale politico spingendo inutilmente per un accordo, scrive il Wall Street Journal. Anche per i palestinesi di Gaza, stanchi di oltre un anno di combattimenti e privazioni, è una grande delusione tanto che hanno chiesto sui social media a Hamas di accettare un accordo che aiuterebbe a porre fine alla guerra.
Intanto in Israele le famiglie degli ostaggi stanno esercitando forti pressioni sul primo ministro Benjamin Netanyahu affinché raggiunga un accordo che garantisca la loro liberazione, sostenendo che ogni giorno di prigionia mette a rischio la loro vita e la loro salute.
Le speranze di un accordo tra Israele e Hamas erano aumentate dopo che Hezbollah aveva accettato le condizioni per un cessate il fuoco in Libano. Ma i colloqui si sono arenati man mano che si entrava nei dettagli ed entrambe le parti hanno indurito le loro posizioni. I mediatori hanno detto che Israele ha insistito sul fatto di ricevere solo ostaggi vivi in qualsiasi scambio e si è rifiutato di approvare il rilascio di alcuni dei detenuti palestinesi, mentre Hamas ha ripreso la sua richiesta di porre fine alla guerra.
L'ufficio di Netanyahu ha rifiutato una richiesta di commento da parte del Wall Street Journal, ma ha pubblicamente accusato Hamas di rinnegare i suoi impegni. Hamas ha invece accusato Israele di aver cambiato le sue richieste. ma ha detto che i negoziati, seppur ritardati, non sono ancora falliti.
Washington, 1 gen. (Adnkronos) - Un Cybertruck di Tesla è esploso a Las Vegas, nei pressi dell'ingresso del Trump International Hotel. Nello scoppio una persona ha perso la vita e altre sette sono rimaste ferite, riportano i media statunitensi. Secondo la polizia, l'esplosione è avvenuta nell'area parcheggiatori dell'hotel.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - Un uomo armato ha aperto il fuoco a Cetinje, in Montenegro, uccidendo sette persone, tra cui bambini. Le autorità riferiscono che il sospettato è ancora in libertà. La Polizia ha invitato i cittadini a non uscire dalle abitazioni, mentre ancora sono in corso le ricerche dell'aggressore.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - L'Italia ha chiesto al governo dell'Iran la ''liberazione immediata'' della giornalista italiana Cecilia Sala e "garanzie totali sulle sue condizioni di detenzione". E' quanto si apprende dalla Farnesina. Tali richieste sono contenute in una nota verbale che il ministero degli Esteri italiano ha consegnato al governo iraniano attraverso l'ambasciatrice a Teheran Paola Amadei.
La nota si inserisce nell'ambito del lavoro che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sta portando avanti con la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per arrivare a una rapida e positiva soluzione della vicenda.
Sala è accusata di aver violato "le leggi della Repubblica islamica dell'Iran". Entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre, la giornalista si trova in isolamento nel carcere di Evin da oltre 10 giorni.
"Interpreto, in queste ore, l’angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno. "Quanto avviene segnala ancora una volta il valore della libera informazione. Tanti giornalisti rischiano la vita per documentare quel che accade nelle sciagurate guerre ai confini dell’Europa, in Medio Oriente e altrove. Spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità", ha sottolineato il capo dello Stato (VIDEO).