“Una misura stupida, controproducente e diseducativa che disincentiva al lavoro” e che “va abolita”. Giorgia Meloni torna all’attacco del reddito di cittadinanza e rilancia il suo programma sostenendo che uno Stato giusto “non disturba chi lavora”: “La ricchezza la creano le imprese e i lavoratori e non i decreti”, dice, proponendo la ricetta “più assumi meno paghi”. La leader di Fdi fa il punto sul programma elettorale del centrodestra in una intervista a Qn.
“Chi si aspettava un centro-destra diviso e litigioso, è rimasto deluso – dice – non do per vinte le elezioni perché le battaglie sono abituata a combatterle prima di darle per vinte, io voglio concentrarmi su che cosa posso tentare di fare per risollevare il Paese, senza promesse irrealizzabili”. Parlando della situazione economica Meloni sembra schierarsi contro gli eccessi della globalizzazione: “Ci hanno detto che la globalizzazione senza regole avrebbe fisiologicamente fatto aumentare la ricchezza per tutti e avrebbe democratizzato i sistemi autoritari e invece è avvenuto il contrario – evidenzia – la ricchezza si è polarizzata e concentrata verso l’alto, i regimi e le autocrazie hanno guadagnato campo nel mondo”. “Bisognerà prendere contromisure rispetto a queste tendenze e alle scelte fatte da un’Unione europea che non si è posta il problema di essere autosufficiente rispetto a catene di approvvigionamento vitali e a produzioni strategiche. Questo – osserva – non significa voler essere autarchici, ma significa cercare di essere padroni del proprio destino e non in balia degli eventi”.
Eppure le ricette che Meloni propone sembrano andare nella direzione opposta rispetto all’analisi. Tanto che “il punto primo” invocato dalla presidente di FdI nell’intento “di sostenere l’economia reale, il lavoro e chi crea ricchezza e vuole assumere” è quello di “togliere vincoli”. Serve poi “una misura che riduca il costo del lavoro prevalentemente lato lavoratore, come perfino Confindustria è arrivata a chiedere”. Sul fronte delle imprese, invece, per FdI la ricetta è “quella del più assumi meno paghi”. “In pratica – sostiene – più è alta l’incidenza dei dipendenti in rapporto al fatturato e meno tasse paghi. E si può fare sia con la super-deduzione del costo del lavoro sia con la riduzione dell’Ires”.