Alika Ogorchukwu, l’ambulante nigeriano di 39 anni aggredito e ucciso ieri pomeriggio in pieno centro a Civitanova Marche, è stato seguito dall’aggressore Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo che poi lo ha colpito prima con la sua stampella – la vittima era claudicante a seguito di un incidente stradale – facendolo cadere a terra e “poi a mani nude” per tre o quattro minuti, fino alla morte. Dopo averlo tramortito “gli ha sottratto il telefono cellulare”. E’ la ricostruzione fatta dal dirigente della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi durante una conferenza stampa al Commissariato di Civitanova. Gli investigatori hanno sentito persone che avevano assistito all’aggressione e esaminato le immagini di videosorveglianza del Comune.
Secondo Luconi la rapidità del primo intervento da parte della polizia, intervenuta immediatamente sul luogo e aiutata da alcuni testimoni, ha permesso di “cristallizzare la situazione”, bloccando immediatamente l’autore dell’aggressione, che è stato arrestato “in flagranza di reato per omicidio volontario e rapina“. Ferlazzo si è giustificato sostenendo che Ogorchukwu aveva chiesto con insistenza l’elemosina alla sua fidanzata e l’aveva “tenuta per un braccio”. Smentita la ricostruzione secondo cui avrebbe fatto degli apprezzamenti nei confronti della donna. L’assassino in un colloquio con i suoi legali ha detto che “chiede scusa alla famiglia della vittima”. Gli avvocati intendono chiedere una perizia psichiatrica.
Il dirigente della Mobile ha detto che “le indagini sono in corso, ma la situazione è abbastanza chiara: tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell’aggressore nei confronti della vittima che stava chiedendo l’elemosina”. L’avvocato della famiglia delle vittima, Francesco Mantella, a Radio Capital ha detto di ritenere “probabile che ci sia una componente razziale in questo omicidio per quelle che sono state le modalità dell’aggressione. L’aggressore ha sprigionato un odio e una violenza che non può trovare spiegazione se non in una spinta interiore, magari covata da tempo. Non lo vogliamo chiamare odio razziale? Ha espresso un sentimento di avversione verso tutto ciò che Alika rappresentava. Perché altrimenti lo ha rincorso, può averlo fatto davvero perché ha chiesto un euro?”.