Il bacino che si trova ai piedi del ghiacciaio - teatro della strage dello scorso 3 luglio - proprio da inizio mese ha visto il livello dell'acqua abbassarsi a livelli inediti per la stagione. L'impianto viene utilizzato per alimentare la centrale idroelettrica di Malga Ciapela, ma visto lo straordinario periodo di siccità quest'estate serve a rifornire la Regione
Gli escursionisti giuravano di non averlo “mai visto così“, mentre i quotidiani locali lo definivano “una pozzanghera“. Già a inizio luglio, negli stessi giorni in cui un ampio seracco di ghiaccio si staccava dalla Marmolada, uccidendo 11 persone, in molti lanciavano l’allarme sulle condizioni del lago di Fedaia, che si trova proprio ai piedi del ghiacciaio. Si tratta in realtà di due bacini, uno artificialo e uno naturale, separati da una diga costruita nel 1956. L’impiantato è gestito dall’Enel, che a quasi un mese di distanza spiega il motivo del livello così basso del lago: “A partire da inizio giugno, l’acqua del lago di Fedaia viene impiegata per alimentare il sistema idrico del Veneto a fini irrigui, alla luce dello straordinario periodo siccitoso“. “Nessun rischio per la sicurezza di cittadini ed ospiti”, ha commentato il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, che nei giorni scorsi ha firmato un’ordinanza che ridefinisce l’area della zona rossa del massiccio della Marmolada.
Ovviamente, la strage dello scorso 3 luglio provocata dal distacco del seracco non è conseguenza della poca acqua presente nel lago artificiale a valle. I due eventi però hanno la stessa causa: l’aumento delle temperature. Solitamente, infatti, l’Enel svuota il lago di Fedaia tra l’autunno e la primavera, mentre in estate lascia che si riempi grazie alla neve che si scioglie sulla montagna e sul ghiacciaio. In questa stagione, quindi, il lago dovrebbe essere pieno. La sua acqua dovrebbe servire per la produzione di energia dalla centrale di Malga Ciapela: il Genio civile della Provincia di Belluno ha affidato in concessione a Enel l’utilizzo dell’acqua a fini idroelettrici. Quest’anno, invece, a causa del caldo e della siccità, l’acqua del lago serve a non lasciare a secco il Veneto.
Paradossalmente, l’acqua così bassa ha quanto meno un vantaggio: nel caso in cui un nuovo distacco del ghiacciaio della Marmolada arrivasse a lambire le sponde del lago di Fedaia, il materiale verrebbe contenuto all’interno dell’invaso, senza comportare fuoriuscite dalla diga, come ha confermato uno studio sulla morfologia dell’area. In ogni caso, il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, ha firmato lo scorso 26 luglio un’ordinanza urgente con cui amplia l’area in cui vige il divieto di accesso sulla Marmolada, comprendendo anche la sponda del lago di Fedaia che si trova in corrispondenza del seracco crollato lo scorso 3 luglio. L’ordinanza – si legge – è stata presa in relazione alle “alte temperature, anomale per il periodo e la stagione” e per il “grave pericolo di nuovi eventi improvvisi che possano mettere in pericolo la sicurezza degli avventori”. L’area individuata dalla nuova ordinanza comprende forcella Marmolada, assieme ai numerosi sentieri che portano verso il ghiacciaio.