Il “caso” nasce da una domanda a sorpresa del direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, nell’intervista a Enrico Letta mandata in onda sabato sera a Tg2 Post: “Lei aveva proposto tempo fa di costituire una dote per i 18enni alimentandola con un incremento delle tasse sulle successioni, questo aveva causato un po’ di polemiche. Esiste ancora questa proposta?”, chiede il giornalista vicino al centrodestra al segretario del Partito democratico. Che, preso un po’ alla sprovvista, risponde: “Noi la porteremo avanti, ovviamente sarà finanziata con una tassa di successione per i patrimoni plurimilionari. L’altra volta quando ne parlai tutti cominciarono a dire “ah, si toccano le successioni…”. È giusto che chi ha un patrimonio plurimilionario lasci qualcosa alla società. E se quel qualcosa viene ridato indietro ai ragazzi, ai più giovani che oggi sono attanagliati dalla precarietà, credo che questo sia il senso di generazioni che si aiutano“. Di cosa stiamo parlando? Nell’intervista Letta non parla di numeri, ma la sua proposta di maggio 2021 parlava di un aumento della ora risicatissima tassa di successione sui patrimoni oltre i cinque milioni di euro, circa l’1% più ricco della popolazione. Un’idea che ricalca quella lanciata nel 2019 dal Forum disuguaglianze dell’economista ed ex ministro Fabrizio Barca, anche se le aliquote proposte sono più basse.

Tanto basta – come già lo scorso anno – per scatenare sul leader dem una pioggia di attacchi concentrici, da destra e non solo. Inizia Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa di Forza Italia: “Letta butta giù la maschera e svela la vera anima inossidabile della sinistra: tassare, tassare, tassare. Dopo essere stato fermato da Forza Italia durante il governo Draghi sull’ipotesi di introdurre una patrimoniale sulla “successione” (il premier lo liquidò dicendogli che non era il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani), oggi rilancia la sua proposta: inseguire con le tasse gli italiani anche dopo la morte. Perché per il Pd è lo Stato che decide che cosa deve fare un cittadino dei suoi soldi guadagnati con sacrifici e pagando le tasse, mentre Forza Italia abolì la tassa di successione durante i governi presieduti da Silvio Berlusconi”, scrive in una nota. Sulla polemica si avventa anche il leader leghista Matteo Salvini con un tweet: “Chi sceglie il Pd sceglie più tasse, chi sceglie la Lega sceglie la flat tax al 15% e la pace fiscale. Chi non sceglie, poi non si lamenti. Buona domenica amici!”, scrive postando un’immagine che recita: “Letta rispolvera il grande classico della sinistra, la patrimoniale”.

Nell’area di centro, invece, Matteo Renzi ne approfitta per chiedere a Carlo Calenda di mollare il Pd e dar vita al “polo moderato”: “La sinistra apre la campagna elettorale candidando Di Maio e parlando di tasse. La destra di Salvini e Meloni la conosciamo: sovranisti e populisti. C’è un mondo che chiede di votare altro. Noi ci siamo #TerzoPolo”. E il leader di Azione non manca di dire la sua: “Ai diciottenni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro. Azione aveva proposto di concentrare il taglio dello scorso anno sui ragazzi fino a 30 anni. Nessuno, dicasi nessuno, lo ha votato”. Il taglio delle tasse sul lavoro “per aiutare i giovani” è anche al punto 4) dei 14 del “Patto repubblicano” lanciato dall’ex ministro dello Sviluppo economico, che propone di coprirlo con una “microtassa dello 0,1% su tutte le transazioni digitali (finanziarie, ndr) per finanziare 40 miliardi di tagli fiscali sul lavoro e sulle imprese”. Ma come qualcuno gli ha già fatto notare su Twitter, per trovare quaranta miliardi con un’aliquota allo 0,1% la base imponibile (cioè l’insieme delle transazioni da tassare) dovrebbe ammontare a quarantamila miliardi di euro, cioè quasi tre volte il pil dell’intera Unione europea nel 2021.

“Letta persevera, con una coerenza degna di altra causa, sulla tassa di successione per dare una dote ai diciottenni, confermando che la vocazione del Pd è quella del partito delle tasse. Il contributo di solidarietà, alias patrimoniale, viene propagandato come uno strumento di equità sociale, ma la realtà è che finirebbe per colpire soprattutto le proprietà immobiliari e i risparmi del ceto medio, un limone già ampiamente spremuto”, attacca la capogruppo di Forza Italia al Senato Annamaria Bernini. Ancora più duro il senatore leghista Alberto Bagnai: “Letta e il Pd non ce la fanno proprio: per loro non c’è problema la cui soluzione non sia una tassa, in coerenza con la cultura politica degli “espropri proletari” da cui provengono. I nostri giovani non vogliono mance ma lavoro. Per darglielo, al Paese serve realizzare la Pace fiscale”. Un punto, quello della cosiddetta “pace fiscale” (di fatto un condono) su cui risponde Federico Fornaro di Leu: “Salvini la chiama pace fiscale ma se la proponi ogni due per tre in realtà finisci per premiare gli evasori e prendere in giro lavoratori e pensionati e i tanti artigiani e autonomi corretti che le tasse le pagano fino all’ultimo euro. Per la destra la fedeltà fiscale pare essere una bestemmia nel regno del bengodi sovranista dove se evadi sei un furbo e non un soggetto che sottrae risorse per sanità, scuola e beni pubblici”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

SALVIMAIO

di Andrea Scanzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Giuliano Ferrara sul M5s: “Se applicano la regola del doppio mandato, li lodo come una vera, notevole forza riformatrice”

next
Articolo Successivo

Conte: “Basta ipocrisia, chi va via da M5s cerchi collocazione ma non rompa le scatole”. Bonafede: “Resto, mai chieste deroghe”

next