Non avrà “smacchiato il giaguaro”, ma anche Pierluigi Bersani dice addio al Parlamento. L’ex segretario del Pd avrebbe ottenuto facilmente un altro giro di giostra, non fosse altro che per la simpatia del “bersanese”, il lessico alternativo con cui da oltre 20 anni codifica la politica e inchioda rivali e sodali al lato più ruvido d’una metafora. “Sarò del partito – dice Bersani – non della partita”. Il 25 settembre, quando gli italiani si recheranno ai seggi per rinnovare le Camere, mancheranno alcuni dei “soliti noti”, vale a dire gente che ha fatto vita parlamentare tanto a lungo che c’è da dubitare nella abbia avute altre.
Ha appena annunciato la sua non-candidatura, restando nel centrosinistra, Marina Sereni, eletta per la prima volta nel 2001 tra le fila dei Ds, e rimasta impigliata tra Camera e Senato per ben quattro legislature, poi ripescata da Draghi come vice di Di Maio agli Esteri. Lascia il Senato Luigi Zanda, un altro volto segnato dalle tornate elettorali come dal tempo. Fu portavoce di Cossiga nel ’76, poi cinque legislature a raffica per un totale di 22 anni di fila in Parlamento, culminati anche con l’incarico di tesoriere del Pd. Ha tante storie mai chiarite alle spalle, legate anche ai ruoli assunti in think-thank e fondazioni, ma gli va dato atto di aver votato contro la riduzione dei parlamentari, in dissenso al partito. E vai a sapere se aveva deciso già allora ch’era l’ultima sua candidatura.
Altro addio di peso è quello di Loredana De Petris, già capogruppo del Misto a Palazzo Madama, punto di riferimento ambientalista dall’89, anno in cui fondò i “Verdi Arcobaleno”. Era approdata a Sinistra Italiana nel 2013 e l’ha lasciata a dicembre del 2021 con cui era entrata in rotta sulla fiducia a Draghi che il partito ha negato. Dopo 20 anni non ha più formazione alle spalle ma è certa di voler condurre le sue battaglie “fuori dal Parlamento”, con il pallino di una rete ecologista che coinvolga sindaci e civici come Giuseppe Sala. Sempre in casa di Sinistra Italiana non si ricandida Stefano Fassina, l’ex vice ministro dell’economia con Letta. Stando a Repubblica potrebbe trattarsi solo di una pausa di riflessione.
A destra gli addii eccellenti passano per il nome grosso di Adriano Galliani, braccio destro per lo sport di Berlusconi. In realtà un decano della politica ma non del Palazzo, avendo fatto giusto l’ultima legislatura. Si racconta che Draghi in persona, entrando nell’Aula di Palazzo Madama dove avrebbe poi chiesto alla sua maggioranza un nuovo patto di governo, incrociandolo si sia complimentato con lui, amministratore del Monza, per l’ingresso della squadra brianzola in Serie A. Sorrisi, strette di mano, la pugnalata pochi minuti dopo. Missione compiuta: basta col Senato, solo calcio giocato.