Un’ape nel simbolo per richiamare l’ambiente, le ‘dieci leggi da abolire’ e l’abuso d’ufficio da cambiare per puntare ad attrarre sindaci e amministratori locali, i silenzi e gli imbarazzi sul nodo dei (pochissimi) collegi sicuri e blindati che dovrebbero essere garantiti dal Pd e dalla coalizione coi dem per rientrare in Parlamento (in cambio dei voti della propria lista, nella speranza di superare l’1% previsto dalla legge elettorale ed evitare che i voti stessi vadano persi, ndr) . Così, nella cornice delle Officine Farneto a Roma, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme a Bruno Tabacci di ‘Centro democratico’, ha lanciato il nuovo soggetto politico, ‘Impegno Civico’.
“Siamo riformatori che non vogliono parlare agli estremismi. Ora per noi che possiamo definirci ‘draghiani’ c’è bisogno di unità. Lasciamo alla destra le divisioni e i veti“, ha rilanciato Di Maio, di fronte al nodo Azione, dopo che il leader Carlo Calenda ha posto come condizione la mancata presenza dello stesso ministro degli Esteri (oltre a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Si – Europa Verde, ndr) tra i nomi che saranno scelti per i collegi comuni dell’uninominale, per siglare un accordo coi dem.
“Calenda ogni giorno cambia idea su tutto, è sempre molto nervoso, soprattutto con sé stesso, chiarisca lui”, ha attaccato l’ex ministro Vincenzo Spadafora, mentre dalla viceministra all’Economia Laura Castelli fino al sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, c’è chi rilancia l’appello per l’unità: “La partita è l’agenda Draghi da una parte, Giorgia Meloni dall’altra”, rivendica Castelli.
Mentre Di Stefano si spinge avanti con gli obiettivi: “Quando eravamo nel M5s ci battemmo contro ‘liste civetta’ e Rosatellum? Questa è la legge elettorale, ma il nostro obiettivo è superare il 3% (la soglia prevista per la parte proporzionale per accedere alla ripartizione dei seggi, ndr). Altri come il deputato Sergio Battelli sono più realisti: “È un punto di partenza questo progetto, poi vedremo con la coalizione quelli che saranno i collegi uninominali”.
Fuori dalle telecamere, c’è chi ammette, si punta a “far eleggere Di Maio, Castelli, Spadafora”, ma la partita è complessa. Ma se il ministro degli Esteri non risponde ed evita le domande, lo stesso Spadafora allontana il tema: “Disposto a rinunciare al seggio blindato? Mai parlato di questo con nessuno prima di fare questa scelta”, taglia corto, infastidito.
C’è anche l’ex ministra Lucia Azzolina che rilancia: “per governare bisogna trovare dei compromessi. Potrei trovarmi in coalizione con Maria Stella Gelmini di Azione che contestai per i tagli all’istruzione? Quei tagli restano, ma anche il M5s ha abbandonato la scuola dopo il Conte 2. Io so qual è la mia di storia…”, taglia corto. Nella speranza che Calenda stesso tolga i veti su Di Maio e i suoi fedelissimi.
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