La prima proposta di Luigi Di Maio, da leader del nuovo soggetto politico “Impegno Civico“, è già una giravolta. “Aboliamo le dieci leggi che stanno rendendo un inferno la vita degli amministratori locali e delle loro comunità. Mettiamo mano all’abuso di ufficio che costituisce la paura della firma per tanti sindaci”, rivendica il ministro degli Esteri, presentando a Roma, alle Officine Farneto, il nuovo soggetto che dovrà allearsi insieme al Pd e tentare di portare voti alla coalizione con i dem.
Una proposta, quella di Di Maio, che stride con quanto l’ex capo politico M5s sbandierava in passato. Basta tornare indietro di tre anni, al 2019, quando da vicepremier del governo gialloverde M5s-Lega così replicava a Matteo Salvini: “L’abuso di ufficio è un reato in cui cade spesso chi amministra, è vero, ma se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere. Non è togliendo un reato che sistemi le cose. Il prossimo passo quale sarà? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione? Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!”, era stata la sferzata del vicepremier Luigi Di Maio.
Ora, invece, il vecchio tabù sembra caduto nella nuova veste da ‘leader moderato’. E il primo pensiero va ai sindaci e allo loro ‘vita da inferno’: “Ci dobbiamo assumere il coraggio e la responsabilità di mettere mano all’abuso d’ufficio“, si dice convinto. Se la prima tra le ‘dieci leggi da abolire’ la propone Di Maio stesso, per le altre nove, continua, “vediamoci nelle vostre comunità per costruire l’elenco…”.
Così se Di Maio, a domanda diretta, preferisce non rispondere, tra i parlamentari vicini, di fronte alla proposta del leader, c’è chi cerca di spiegare meglio e ‘ammorbidire’ le parole del leader: “Non è una giravolta rispetto a quanto si diceva nel 2019, non stiamo parlando di un condono o un via libera agli amministratori locali affinché facciano quel che vogliono, ma una riflessione su una richiesta degli amministratori stessi”, spiega Primo Di Nicola, capogruppo di Insieme per il Futuro in Senato. Tradotto, sbagliava Di Maio quando di mettere mano alle norme non voleva sentirne parlare, da leader pentastellato e diceva che bastava ‘essere onesti’? “I tempi cambiano, ci si evolve, si prende coscienza dei problemi reali…”, taglia corto Di Nicola.
Mentre Sergio Battelli, deputato e fedelissimo del ministro, aggiunge: “Qui si parla della possibilità di avere un po’ più le mani libere, forse le maglie troppo stringenti non sono utili a far crescere, ma sempre nei limiti della legalità, che resta un punto fermo”.
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