Il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi: "Coloro che hanno fatto depistaggi, o dichiarato false testimonianze ai giudici e sono stati condannati, i depistaggi e le false dichiarazioni li hanno fatti nel 2019". Oggi 85 volontari porteranno "a destino" i viaggi delle persone uccise dalla bomba
A 42 anni dalla strage di Bologna, quando una bomba squarciò la stazione uccidendo 85 persone e ne ferì 200, l’associazione dei familiari delle vittime insegue ancora la verità anche se – dopo anni di battaglie – nel manifesto che ricorda l’anniversario dell’attentato quest’anno è stato riferito un riferimento ai servizi segreti e alla P2. “La sentenza di primo grado del processo ai mandanti conferma, la strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti” di legge nel manifesto. Lo scorso aprile c’è stato il verdetto di primo grado nel processo ai mandanti: l’ex di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale della strage, gli altri due imputati sono stati condannati a pene fino a 6 anni. Oltre a Bellini la Procura generale ritiene Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti e quindi non più imputabili, i mandanti, finanziatori o organizzatori della strage. Per la strage sono stati già condannati in via definitiva i tre ex Nar, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e Gilberto Cavallini, giudicato colpevole in primo grado.
“La cosa stupefacente è che tante persone a cui si chiede cosa facessero il 2 agosto 1980 hanno tanti ricordi da raccontare. Gran parte dei nostri servizi segreti, interrogati nel processo, rispondevano alla stessa domanda che essendo passati più di 40 anni non ricordavano più. L’omertà è ancora molto insistente da quelle parti, per fortuna altri hanno parlato” ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime delle strage alla stazione del 2 agosto 1980, durante il suo intervento al parco di Villa Torchi a fianco al ceppo che ricorda i bambini vittime della bomba, facendo riferimento alla verità processuale sui mandanti. “Noi abbiamo avuto dei servizi segreti che si sono comportati in quel modo, ma chi ha nominato i servizi segreti erano i politici; nel 1978 furono nominati i vertici dei servizi segreti tutti iscritti alla loggia massonica P2 dal governo presieduto da Andreotti con l’avvallo di Cossiga, ministro degli Interni e – prosegue – quando parliamo dei servizi segreti deviati e delle schegge impazzite è un modo come un altro per limitare la responsabilità dei politici che hanno nominato quella gente”. Bolognesi parla di assetti di potere che ancora oggi si vogliono difendere: “Coloro che hanno fatto depistaggi, o dichiarato false testimonianze ai giudici e sono stati condannati, i depistaggi e le false dichiarazioni li hanno fatti nel 2019 – dice – questo vuol dire che parliamo ancora di momenti attuali, assetti di potere che ancora oggi vanno mantenuti. Questa è la verità del processo di primo grado, adesso vedremo nell’appello come andrà a finire, ma ci sono prove che sono sempre più difficili da scalzare; questa verità va a toccare assetti ancora attuali che saranno difesi strenuamente e questo deve far meditare”. Fondamentale, per Bolognesi continuare con la desecretazione e la digitalizzazione degli atti. “Molti atti depositati nel Tribunale di Roma stanno venendo digitalizzati e con la digitalizzazione secondo me ci saranno molti passi in più che potranno essere fatti verso la completa verità”.
Oggi poco dopo le 10.25 del 2 agosto 85 cittadini volontari, anche bambini, da piazza delle Medaglie d’Oro si dirigeranno verso i binari della stazione centrale di Bologna, verso gli autobus, verso i taxi, verso le vie del centro, per portare a destinazione i viaggi mai conclusi dalle vittime. Il progetto A destino è stato realizzato dalla Compagnia Teatro dell’Argine e promosso dall’associazione fra i familiari delle vittime della strage di Bologna, patrocinato e supportato dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Universita’ di Bologna e con l’agenzia ‘BAM! Strategie culturali’. A destino, nel gergo ferroviario, è il termine che indica il fine corsa di un treno. Il progetto che nasce dall’idea di Sara Berardi, studentessa cesenate che nel suo percorso di studi ha incontrato la storica Cinzia Venturoli. Un seminario tenuto proprio da Venturoli, organizzato con i familiari delle vittime della Strage di Bologna, ha ispirato Berardi. E così 85 cittadini volontari, guidati in questi mesi di preparazione e di laboratori dal Teatro dell’Argine, porteranno a destino il viaggio di chi morì a causa dello scoppio della bomba nella sala d’attesa della stazione centrale di Bologna. Viaggeranno con una valigia bianca. All’interno testi preparati durante i laboratori, lettere o biografie delle vittime, ma anche oggetti scelti da ciascun volontario. E quando arriveranno a destinazione, consegneranno la valigia a un passante, perché la memoria posso continuare a viaggiare e vivere e perché nessuno si scordi mai cosa è successo.