Alessia Pifferi, la 37enne in carcere con l’accusa di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi Diana, ha rivelato ai suoi avvocati il nome del padre della piccola “Stamattina era più tranquilla e serena – spiega l’avvocato Solange Marchignoli, che difende la donna assieme a Luca D’Auria – e mi ha rivelato il nome del padre. Si tratta di una informazione che non dirò a nessuno, in quanto non ha alcuna rilevanza ai fini processuali”. Gli inquirenti potrebbero, se necessario, decidere di convocare il padre, anche se al momento non ci sono interessi investigativi in tal senso.
L’avvocato Marchignoli, oltre ad aver confermato che farà richiesta di incidente probatorio per le analisi del biberon e dell’altro materiale sequestrato, tra cui una boccetta di En lasciato da un uomo che la Pifferi aveva frequentato, ha fatto richiesta di autorizzazione all’ingresso in carcere del professor Pietro Pietrini. Ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa, si tratta di uno dei due docenti incaricati dalla difesa di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica sulla donna. Per la procura e per il gip che l’ha interrogata la donna era lucida e capace di commettere “atrocità”.
L’indagata ha ammesso di aver lasciato sola la figlia in altre occasioni e di essere consapevole che la bimba poteva morire, ma che voleva garantirsi un futuro con il suo compagno. L’uomo, 58 anni, un elettricista di Leffe, ignorava che la fidanzata avesse lasciato la bambina da sola. Dal momento dell’arresto non ha accettato le richieste di contatto della 37enne. Anche la nonna di Diana, dopo aver organizzato i funerali, è ritornata in Calabria.