Il mese che si è appena concluso, con gli sconfortanti dati sulle immatricolazioni, ha svelato i grossi limiti che il mercato italiano di auto alla spina, elettriche e ibride plug-in, subisce ancora.

Intanto i dati nello specifico: elettriche e ibride alla spina immatricolate sono state 8.670, come detto il 24,15% in meno rispetto a quelle registrate nello stesso periodo del 2021, cioè 11.431. Le prime sono state 3.605 unità, -29,30% rispetto a dodici mesi fa, le seconde, invece, sono diminuite del 20,01% con un totale di 5.065 veicoli.

Perdite, quindi, anche di quote di mercato, sempre a livello di immatricolazioni, per cui se le elettriche lo scorso anno rappresentavano il 4,6%, quest’anno la loro quota è del 3,3%, mentre le ibride plug-in che avevano il 5,7% a luglio 2021, a distanza di dodici mesi sono scese al 4,6%.

A proporre una riflessione su questi dati è Motus-E, associazione di stakeholder del mondo della mobilità elettrica, che evidenzia innanzitutto un fatto: luglio è stato il primo mese del 2022 a non raccogliere le immatricolazioni “spinte” dagli incentivi statali del 2021, poiché tutte le auto acquistate con l’ultimo ecobonus dovevano essere immatricolate entro il 30 giugno.

Dal 25 maggio è possibile prenotarsi per i nuovi incentivi ma anche questi, ad oggi, stentano a decollare. Del resto quelli disponibili per i veicoli di prima e seconda fascia di emissioni (0-20 e 21-60 g CO2/km) sono stati riservati ai soli canali privati – escludendo quindi le aziende – e con dei limiti sui prezzi: tutte barriere che, secondo gli analisti di Motus-E, starebbero già portando alla perdita di almeno il 70% della ipotetica domanda di BEV e PHEV. Quanto alla penalizzazione dei bonus con l’esclusività, per le elettriche ed elettrificate, ai privati: a luglio questo è il canale di mercato che, per le elettriche, ha subito la flessione maggiore, con un crollo del 41,94% rispetto all’anno precedente.

Basta prendersela (solo) con la penuria di colonnine per la ricarica, quindi. Secondo l’associazione, la responsabilità del calo di immatricolazioni non può essere imputata ancora principalmente alla carenza di infrastrutture di ricarica, dal momento che l’Italia ha più punti per veicoli circolanti di quanti ne abbia la Francia, per esempio, che ha 44 punti ogni 100mila abitanti, contro i 49 presenti sul territorio nazionale, oltre ad avere un livello di potenza media ancora più alto rispetto alla media europea.

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