Il parco di impianti nucleari lavora già a regime ridotto a causa di manutenzioni e interventi precauzionali, la crisi idrica rischia di aggravare ulteriormente i problemi energetici e spingere i prezzi delle bollette ancora più in alto. Il traffico di chiatte sul Reno, che trasportano anche carbone per le centrali elettriche, è sul punto di essere interrotto poiché in alcune tratte l'acqua non è abbastanza profonda. Nei pressi di Kaub la profondità del fiume si è ridotta a 47 centimetri, un terzo del valore medio del periodo
Il colosso energetico francese Électricité de France ha annunciato oggi che la produzione da centrali nucleari potrebbe diminuire ulteriormente a causa del caldo anomalo che sta alzando la temperatura dell’acqua dei fiumi utilizzata per raffreddare i reattori. Già ora la Francia, che produce con il nucleare il 70% dell’elettricità che utilizza, non è più esportatore netto di energia ma è diventato importatore, aggiungendo pressione sul mercato energetico europeo già in grande difficoltà. Sono in particolare le centrali che attingono ai fiumi Rodano e Garonna a rischio di un ulteriore calo di produzione. Secondo le norme francesi Edf è tenuta a ridurre o addirittura ad arrestare la generazione nucleare quando la temperatura del fiume raggiunge determinate soglie allo scopo di garantire che l’acqua utilizzata per raffreddare gli impianti non danneggi l’ambiente quando viene poi reimmessa nei corsi d’acqua.
Le restrizioni sono già state adottate in vari momenti durante l’estate. Gli ultimi allarmi riguardano la centrale di St. Alban che da sabato lavorerà a meno di un terzo del suo potenziali. Probabili riduzioni anche nel reattore di Tricastin. Attualmente in Francia sono operativi solo 26 dei 57 reattori esistenti, a causa di interventi di manutenzione o fermi precauzionali. Gli ingenti fondi necessari per l’ammodernamento del parco centrali hanno indotto Parigi a decidere la completa nazionalizzazione di Edf, di cui controllava già l’84%, stanziando 10 miliardi di euro.
Ad essere a rischio è anche il Reno, il cui livello è sui minimi storici. Il traffico di chiatte che solitamente solcano il fiume che attraversa anche la Germania è sul punto di essere interrotto poiché in alcune tratte l’acqua non è abbastanza profonda. Nei pressi di Kaub la profondità del fiume si è ridotta a 47 centimetri, un terzo del valore medio del periodo. Una diminuzione di altri 7 centimetri causerebbe lo stop totale di qualsiasi transito. Lo scorso marzo, nello stesso punto, l’altezza dell’acqua era scesa sotto il metro per la prima volta in 15 anni. Le chiatte che viaggiano sul Reno trasportano anche carbone per le centrali elettriche a cui Berlino sta facendo sempre più ricorso per compensare la forte riduzione dei flussi di gas in arrivo dalla Russia. Problemi iniziano ad essere segnalati anche lungo il Danubio e, come noto, da tempo in sofferenza è anche il Po.
La crisi idrica rischia così di far salire ulteriormente i prezzi energetici, già su livelli record. Per quanto concerne la sola Italia ieri l’Autorità d ha avvisato che, se le quotazioni restassero sui livelli attuali, nell’ultimo trimestre dell’anno le bollette gas subirebbero rincari drammatici. Addirittura raddoppiate in assenza di ulteriori interventi del governo per calmierare le tariffe. Le previsioni meteo non sono incoraggianti. Il “forte caldo” persisterà in Francia e Germania per i prossimi cinque giorni e le temperature rimarranno molto al di sopra della media per le prossime due settimane, segnala l’agenzia Bloomberg.