"Non voglio niente a che fare con il partito che in Emilia-Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l'elettroshock per venderseli. E sono stato in questo anno quello che sicuramente ha attaccato di più il Pd". Così, in un video del 18 luglio 2019, l'allora leader del Movimento 5 Stelle rispondeva alle accuse della destra, con la quale era al governo, di voler formare un nuovo esecutivo con i Dem. Oggi, proprio lui potrebbe essere candidato nelle liste del partito
“Io col partito di Bibbiano non voglio avere nulla a che fare”. Sono passati tre anni dal video con cui Luigi Di Maio attaccava duramente il Partito Democratico sottolineando che mai, e la storia lo ha poi smentito, avrebbe voluto collaborare con i Dem a livello politico. In mezzo c’è stato il governo giallorosso, l’appoggio all’esecutivo Draghi e, adesso, la possibile candidatura del ministro degli Esteri proprio nelle liste del Pd. Ma la sezione Dem del Comune romagnolo non dimentica e con il suo segretario, Stefano Marazzi, mette sotto gli occhi del partito tutte le incongruenze di questa nuova possibile alleanza: “Inutile negarlo, non nascondo che la nostra comunità locale abbia sofferto tanto e che da Di Maio si aspetterebbe ancora delle scuse“, ha detto riferendosi agli anni in cui il fondatore di Impegno Civico era ancora leader del Movimento 5 Stelle e vicepremier, all’indomani dello scandalo ‘Angeli e Demoni’ sui presunti affidi illeciti nella val d’Enza Reggiana.
Questa nuova alleanza rinnega tutti gli scontri che si sono consumati sul tema Bibbiano tra Di Maio e il Pd, tra accuse di elettroshock sui bambini venduti illegalmente e promesse di querele. Era il 18 luglio 2019, in piena crisi governo, con Salvini che pochi giorni dopo avrebbe sancito la fine del primo esecutivo Conte dalla spiaggia del Papeete, quando l’allora leader pentastellato nel pieno delle polemiche per le indagini nel comune emiliano si scagliò contro i vertici Democratici locali con l’intento di difendersi dalle accuse della destra di voler governare con la formazione allora guidata dal segretario Nicola Zingaretti: “Non voglio avere niente a che fare con il partito che in Emilia-Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli. E sono stato in questo anno quello che sicuramente ha attaccato di più il Pd”, diceva dal suo studio.