Gazprom afferma che, a causa delle sanzioni, le turbine del gasdotto Nord Stream 1, non possono essere consegnate. Il colosso statale del gas russo gela quindi le speranze di Berlino per una piena riattivazione del gasdotto che collega le coste russe con quelle tedesche con una capacità di 55 miliardi di metri cubi l’anno, fermato lo scorso 11 luglio per la manutenzione annuale e al momento operativo solo al 20%. Questa mattina il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva rinfacciato a Mosca il ritardo nella spedizione della turbina da poco revisionata e manotenuta in Canada. La turbina (che Gazprom indica come motivo della riduzione delle forniture, ndr) “è pronta per essere reinstallata e non ci sono ostacoli da parte della Germania”, ha detto Scholz in una conferenza stampa tenuta presso lo stabilimento Siemens in cui il macchinario è depositato. “Non c’è nulla che impedisca che venga trasportata in Russia”, ha aggiunto il cancelliere.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto he la turbina manca di documentazione che dimostri che non è soggetta a sanzioni. Naturalmente la questione è molto più politica che tecnica. A soffiare sul fuoco è stato anche il presidente Vladimir Putin che stamane ha ricordato come il gasdotto Nord Stream 2 sia pronto e in grado di soddisfare le esigenze di approvvigionamento della Germania. La seconda condotta era stata completata poco prima dell’inizio della guerra in Ucraina con importanti investimenti da parte di entrambi i paesi. Il raddoppio della condotta, sin dall’inizio inviso agli Stati Uniti, non è però mai entrato in funzione a causa dello stop deciso con l’aumento delle tensioni geopolitiche. La drastica riduzione di forniture di gas russo ha provocato un ulteriori rialzo dei prezzi con il gas che viene scambiato ad Amsterdam, mercato di riferimento per l’Europa, sopra ai 200 euro al megawatt/ora.
Petrolio in calo nonostante il mini aumento Opec – Scendono invece i prezzi del petrolio scambiato a Londra a 97 dollari al barile. Oggi l’Opec ha deciso un piccolo rialzo della produzione di soli 100mila barili al giorno (ogni giorno vengono consumati nel mondo quasi 100 milioni di barili, ndr), un incremento molto al di sotto di quanto auspicato dai paesi occidentali, Stati Uniti in testa, per arginare la corsa delle quotazioni. Una “capacità produttiva gravemente limitata” dovuta a “un cronico deficit di investimenti nel settore petrolifero” è all’origine del mini-rialzo della produzione cui si è impegnato l’Opec, e limita la disponibilità di far fronte alla domanda crescente di petrolio “oltre il 2023”, ha scritto l’Organizzazione di alcuni dei principali paesi produttori. Tuttavia i dati superiori alle attese sulle scorte statunitensi hanno spinto al ribasso le quotazioni.