Negli ultimi 100 anni gran parte del territorio romano è stata interessata da episodi di sprofondamento (oltre 30km2), ma da dieci anni a questa parte si è assistito all'incremento della frequenza dei fenomeni, "dovuto alla più fitta ed indiscriminata urbanizzazione del territorio"
Ispra ha pubblicato i risultati dello studio condotto insieme a Cnr-Igag sulla “suscettibilità ai sinkhole antropogenici“, ovvero alla creazione delle voragini in superficie. Per fare un esempio del fenomeno, si ricorda quello che nel 2021 si è creato in via Zenodossio, nel quartiere di Tor Pignattara: era così grande da “inghiottire” due auto. L’obiettivo del progetto è la definizione periodica di un’analisi geo-statistica che porti alla creazione di una carta geografica di Roma, dove i colori indicano la maggiore o minore suscettibilità della zona ai profondamenti antropogenici.
Roma sorge sopra ad una complessa rete di cavità sotterranee, in buon parte ancora sconosciuta, prodotta dalle attività umane in più di duemila anni. La presenza di una rete caveale, in particolari condizioni, può provocare il crollo degli strati più superficiali del terreno attraverso la formazione di voragini in superficie (o sinkhole antropogenici). Un’ulteriore causa della loro formazione va ricercata nei guasti, nelle perdite e nella disfunzione in genere della rete idraulica dei sottoservizi. Le differenze dell’ultima ricerca rispetto ai risultati ottenuti negli anni precedenti sono nette e visibili dalla colorazione: “Il quadrante meridionale è quello in cui si sono maggiormente allargate le zone soggette a sprofondamento“. Negli ultimi 100 anni gran parte del territorio romano è stata interessata da episodi di sprofondamento (oltre 30km2), ma da dieci anni a questa parte si è assistito all’incremento della frequenza dei fenomeni, dovuto “alla più fitta ed indiscriminata urbanizzazione del territorio”, ha spiegato Ispra.
“Il concetto di suscettibilità è legato alla probabilità che un evento si verifichi. Le zone rosse, quindi, sono quelle dove è più alta la probabilità che si apra una voragine. Poi man mano che aggiungiamo i dati, con le voragini che si sono formate e con la scoperta di nuovi ipogei, la mappa si completa”, ha aggiunto Ispra.”Utilizziamo un sistema geostatistico che tiene in considerazione anche il fattore tempo. Se per un certo periodo, in una zona che era soggetta a sprofondamenti, non si verificano più voragini, allora quella zona tenderà a schiarirsi”. Pochi dubbi restano sulle zone maggiormente esposte: “Presto faremo uscire anche una carta con il dettaglio, per municipio, delle voragini che sono state registrate, ma la zona sud, che include quella dei Colli Portuensi e del Trullo, dove sono stati scoperti nuovi ipogei, è quella più esposta al fenomeno degli sprofondamenti”, ha dichiarato Ispra. Si tratta di un dato che emerge anche dal confronto con la carta del 2017.