“Le Parlamentarie? Dobbiamo assolutamente farle“. Ospite della trasmissione Agorà, su Rai 3, Giuseppe Conte scioglie uno dei nodi principali della campagna elettorale del M5s: i candidati in Parlamento, o almeno la maggior parte di loro, saranno scelti dagli iscritti con una votazione online, come già nel 2013 e nel 2018. “È un passaggio che rientra nella democrazia diretta, per dare agli iscritti la possibilità di dare indicazioni sulla scelta dei candidati”, dice l’ex premier. E nel pomeriggio l’annuncio è confermato da una comunicazione postata sul sito del Movimento che detta le regole del gioco: “L’invio delle proposte di autocandidatura” da parte degli iscritti “sarà possibile dalle ore 14 di venerdì 5 agosto alle ore 14 di lunedì 8 agosto“.

Il Regolamento, approvato dal Comitato di Garanzia composto da Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici, decide tutte le questioni irrisolte venuti a galla nei giorni scorsi. A partire da quello dei capilista, che Conte ha insistito per poter scegliere di persona. E l’ha avuta vinta: è fatta salva, si legge, “la facoltà del Presidente di indicare modalità e criteri per la formazione delle liste di candidati”. Parzialmente derogato anche il principio di territorialità, in base al quale era possibile candidarsi solo nel territorio di residenza: “Il proponente potrà indicare una proposta di autocandidatura per una Circoscrizione/Collegio differente qualora in essa vi abbia domicilio personale o professionale e/o centro principale dei propri interessi; in tal caso dovrà allegare una apposita dichiarazione firmata, sotto la propria responsabilità”, recita il regolamento. Confermato, invece, il no alle pluricandidature: “Il proponente potrà avanzare una sola proposta di autocandidatura, in ogni caso si riterrà valida solo l’ultima in ordine temporale che, di conseguenza, rende nulle le precedenti”.

Gli aspiranti deputati e senatori, come già alle precedenti Parlamentarie, dovranno presentare il casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti. E “non dovranno avere alcun procedimento penale a proprio carico, ancorché non definito, dal quale emergano elementi idonei a far ritenere la condotta lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del MoVimento 5 Stelle, a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale stesso”. In questo senso, devono impegnarsi fin dall’inizio ad accettare “le determinazioni che sul punto il Presidente riterrà di esprimere”. In ogni caso “costituisce condotta grave ed incompatibile con la candidatura la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo fatto salvo quanto previsto dal Codice Etico”. La norma non si applica alla condanna in primo grado all’ex sindaca di Torino Chiara Appendino per i fatti di piazza San Carlo, in quanto si tratta di reati colposi.

Se sono parlamentari o consiglieri regionali in carica, i candidati “dovranno essere in regola con il pagamento dei contributi alla data di presentazione dell’autocandidatura, come dovrà risultare da apposita certificazione di regolarità contributiva rilasciata dal Tesoriere del Movimento 5 Stelle”. Una norma, quest’ultima, che non compariva nel Regolamento per le Parlamentarie 2018. Così come non c’era quella che è già stata ribattezzata la “clausola anti-Borrè”, dal nome dell’avvocato Lorenzo Borrè, l’iscritto al Movimento che ha intentato innumerevoli cause civili contro la dirigenza: chi sia stato “parte ricorrente e/o parte attrice e/o parte convenuta e/o resistente in giudizi promossi da o avverso il MoVimento 5 Stelle e/o il suo Garante”. Infine, viene meno la regola prevista nel 2018 che sbarrava la porta a chi aveva “contratti di collaborazione di qualsivoglia natura e/o di lavoro subordinato con portavoce eletti sotto il simbolo del M5s”. Il venire meno di questa regola apre la strada delle Parlamentarie a Rocco Casalino, attuale capo della comunicazione del gruppo al Senato.

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