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Pelosi lascia Taiwan e arriva a Seul. Pechino: “Grave provocazione”. Taipei: “27 caccia cinesi nella nostra zona di difesa aerea”

Ventisette caccia cinesi, infatti, hanno fatto incursione nella zona di difesa aerea di Taiwan. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa di Taiwan che questa volta ha specificato che si tratta della zona di difesa aerea e non quella di identificazione aerea, facendo intendere che qualcosa di diverso e di più grave sarebbe avvenuto

Dopo le minacce non troppo velate di Pechino per la visita della speaker Pelosi a Taiwan, la Cina è passata ai fatti. Ventisette caccia cinesi, infatti, hanno fatto incursione nella zona di difesa aerea di Taiwan. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa di Taiwan che questa volta ha specificato che si tratta della zona di difesa aerea e non quella di identificazione aerea, facendo intendere che qualcosa di diverso e di più grave sarebbe avvenuto.

Una visita lampo quella della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan. Una sosta di 24 ore, tanto è bastato per “mettere in moto” la macchina militare di Cina e Washington. Solo dimostrazioni muscolari che però hanno alimentato le tensioni fra le due superpotenze per tutta la durata della permanenza di Pelosi nell’Isola contesa. Dopo la tappa a Taipei , la speaker della camera è ripartita alla volta di Seul- dove è atterrata poche ore fa- cercando di lasciarsi dietro le polemiche che hanno segnato il suo viaggio a Taiwan e che invece sono continuate per tutta la giornata di oggi con vere e proprie dichiarazioni al vetriolo. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha bollato la visita di Palosi a Taipei come “provocatoria” mentre Pechino ha convocato l’ambasciatore americano Pechino, Nicholas Burns, esprimendo “forte opposizione e ferma condanna”. La Pelosi, accolta con tutti gli onori a Taipei dalla presidente Tsai Ing-wen e dalla popolazione locale che la attendeva allo scalo aeroportuale di Songsan della capitale taiwanese, ha più volte dichiarato di essere andata in visita sull’isola come altri suoi predecessori (nel 1997 …..) per testimoniare “il sostegno degli Stati Uniti alla democrazia taiwanese”. A supportarla in questa missione anche 26 senatori repubblicani che in una nota hanno apertamente condiviso la scelta della speaker. La reazione di Pechino alla decisione di Pelosi di intraprendere un viaggio così problematico dal punto di vista diplomatico come quello a Taiwan- nonostante, peraltro, il parere contrario del Pentagono – è stata immediata e muscolare con i caccia cinesi che hanno fatto incursione nell’area di identificazione di difesa di Taiwan. “La visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan è stata una “farsa completa” e coloro che giocano con il fuoco moriranno e coloro che offendono la Cina saranno puniti”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi a margine della riunione dei ministri degli Esteri dell’Asean in Cambogia, citato dai media cinesi. Il vice ministro Xie Feng ha parlato di “grave provocazione” e di “violazione del principio della Cina Unica”, secondo i media ufficiali. Il governo americano “avrebbe dovuto frenare la mossa senza scrupoli di Pelosi e impedirle di andare contro la tendenza storica, ma invece l’ha assecondata e ha collaborato con lei, il che aggrava la tensione nello Stretto di Taiwan e danneggia gravemente i legami tra Cina-Usa“. All’indomani della visita di Pelosi, la Cina minaccia “contromisure” che saranno “risolute, forti e incisive”. E’ quello che avrebbe detto la portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Hua Chunying.

Pelosi, dal canto suo, ha risposto alle accuse di mancanza di opportunità poloitica rilanciando la sua versione dei fatti. Secondo la speaker, infatti, la Cina avrebbe protestato per la sua visita a Taiwan solo perchè donna, ricordando quanti altri rappresentanti del Congresso anche recentemente abbiano potuto fare visita all’isola senza che Pechino si opponesse in questa maniera. Una risposta radicale di Pechino che è consistita anche in misure di limitazione dell’export significative. La Cina, infatti, ha introdotto un nuovo stop all’import da Taiwan, prendendo di mira alcuni tipi di agrumi e pesce per il presunto rilevamento “ripetuto” di residui di pesticidi eccessivi e di test positivi al Covid-19 sulle confezioni. Da lunedì sera, quando i funzionari statunitensi e taiwanesi hanno confermato che Pelosi si sarebbe recata a Taiwan per incontrare la presidente Tsai Ing-wen, le Dogane cinesi hanno sospeso le importazioni di oltre 2.000 dei circa 3.200 prodotti alimentari in arrivo da Taiwan.
All’inizio del 2021 la Cina aveva bandito l’ananas taiwanese: la mossa, usata come mezzo di pressione di Taipei, è stata affrontata dal governo locale con la una campagna virale commercializzando il frutto come “ananas della libertà” e “ananas della democrazia”, contribuendo ad aprire mercati d’export alternativi.
I funzionari taiwanesi, secondo i media locali, stanno ancora valutando il potenziale danno della stretta cinese, convenendo tuttavia che di ritenerlo considerevole.

La presidente della Camera americana, Nancy Pelosi, è arrivata in Corea del Sud, atterrando con il Boeing C-40C alla Osan Us Base, alle porte di Seul, dopo la visita di quasi 20 ore fatta a Taiwan. Del programma nella tappa sudcoreana si sa poco: l’unico incontro confermato è quello di domani con la sua controparte Kim Jin-pyo, insieme ai leader del People Power Party e del Partito Democratico, con un’agenda incentrata sulla cooperazione Seul-Washington in materia di sicurezza, economia e cambiamento climatico.