Sono state la latitanza e la lentezza della procedura di estradizione a incidere sulla decisione. L’esclusione “in fase cautelare” dell’aggravante mafiosa, contestata dalla Direzione distrettuale antimafia, e “il lungo tempo trascorso dalla data del commesso reato” ... hanno certamente influito sulle esigenze cautelari che, allo stato, possono ritenersi non più esistenti”
Sulla testa dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena non pende più l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti, per intestazione fittizia, nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast” per la quale nel 2014, su richiesta del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, erano stati invece arrestati l’ex moglie Chiara Rizzo e l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Entrambi sono stati accusati, e condannati in primo grado, per aver aiutato Matacena a rifugiarsi a Dubai, dopo la condanna definitiva per concorso esterno con la ‘ndrangheta rimediata da quest’ultimo nel processo “Olimpia”.
Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Vincenza Bellini, che, su istanza degli avvocati Marco Tullio Martino e Renato Vigna e con il parere negativo della Procura, ha revocato il mandato di arresto per l’ex parlamentare e il decreto di sequestro con il quale erano stati applicati i sigilli ai beni di Matacena. I legali hanno prodotto anche una perizia d’ufficio, disposta dalla Corte d’Appello nell’ambito di un altro procedimento, secondo cui sarebbe stata accertata “la provenienza lecita del patrimonio societario sequestrato al Matacena ed oggetto delle intestazioni fittizie contestate” nell’inchiesta “Breakfast”.
“Fatti nuovi” che, secondo il gip, però non sono “idonei ad infirmare il giudicato cautelare formatosi in punto di gravità indiziaria”. Quest’ultima, infatti, è stata confermata dal gip sulla cui decisione, invece, ha pesato il fatto che Matacena da una decina d’anni ormai è latitante negli Emirati Arabi. L’esclusione “in fase cautelare” dell’aggravante mafiosa, contestata dalla Direzione distrettuale antimafia, e “il lungo tempo trascorso dalla data del commesso reato”, per il gip “hanno certamente influito sulle esigenze cautelari che, allo stato, possono ritenersi non più esistenti”. In altre parole, la latitanza di Matacena e la lentezza della procedura di estradizione hanno premiato l’ex parlamentare condannato definitivamente per mafia nel processo “Olimpia”. A distanza di 8 anni dall’operazione “Breakfast”, infatti, la normativa che impone il requisito dell’attualità ha fatto cadere le esigenze cautelari. Il processo, quindi, ci sarà prima o poi. Ma da Dubai, però, Matacena festeggia come se fosse stato assolto nel merito. Dopo aver ringraziato sua moglie e i suoi avvocati, infatti, all’Ansa ha dichiarato che “alla fine la verità è venuta a galla. “Adesso manca solo la ciliegina sulla torta: la sentenza della Corte Europea e giustizia, dopo tanta ingiustizia, sarà fatta!”.