La lavoratrice del lido-ristorante "Mare Nostrum", 25enne e madre di una bambina di quattro, aveva mostrato l'aggressione in diretta social: si è ritrovata con il telefono distrutto e un dito fratturato. I sindacati: "Indecente"
Dopo la denuncia di Beauty, come era inevitabile, la Procura della Repubblica di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha aperto un’inchiesta sull’aggressione subita dalla ragazza di 25 anni, di origini nigeriane, da parte del titolare di un lido-ristorante a Soverato a cui aveva chiesto di essere pagata per il lavoro svolto nel mese di giugno. Le ipotesi di reato sono lesioni personali, furto e minacce. I carabinieri della compagnia di Soverato, dove Beauty ha sporto denuncia insieme al suo avvocato Filomena Pedullà, stanno ricostruendo la vicenda esplosa ieri 3 agosto con un video virale che mostrava l’aggressione in diretta social. Un filmato che dà l’immagine plastica delle condizioni di lavoro degli stagionali costretti ad accettare contratti capestri e buste paghe false. Proprio quello che è successo a Beauty. Si è presentata al lido “Mare Nostrum” per avere i soldi che le erano stati promessi: in tutto 600 euro. La ragazza aveva ricevuto un bonifico di appena 200 e chiedeva di essere pagata per tutte le ore effettivamente fatte.
Stando al video oggetto dell’indagine, il datore di lavoro – Nicola Pirroncello, di 53 anni incensurato e figlio di un carabiniere in pensione – prima ha cercato di cacciarla, negandole i soldi che le spettavano e minacciando di chiamare carabinieri e avvocati. Subito dopo, accortosi che Beauty stava riprendendo la scena, l’ha aggredita fisicamente con schiaffi e calci nel tentativo di romperle il cellulare. Telefono distrutto, capelli strappati e un dito fratturato. Questo ciò che il titolare del lido-ristorante “Mare Nostrum” ha riservato alla ragazza nigeriana, da 5 anni regolarmente in Italia e madre di una bambina di 4 anni che voleva mantenere con quel posto di lavapiatti. Al pronto soccorso le hanno somministrato antidolorifici. Stando a quanto ha spiegato il suo avvocato, le è stata diagnosticata la frattura di un dito. Il suo legale Filomena Pedullà, che ha accompagnato Beauty dai carabinieri, spiega che “niente può giustificare la violenza, soprattutto nei confronti di una donna. I titolari degli stabilimenti balneari non possono pensare di recuperare in tre mesi il mancato lavoro di un anno. Onestamente è il primo caso che mi capita a Soverato ma sono a conoscenza del fatto che si tratti di una prassi molto comune nei locali della zona”.
In queste ore, Beauty sta diventando il simbolo degli stagionali sfruttati dagli imprenditori balneari che, negli ultimi mesi, si sono lamentati perché non riescono a trovare giovani disposti a lavorare per colpa del “reddito di cittadinanza”. Teoria che cozza con la realtà se, nella cittadina simbolo del turismo in Calabria, vengono proposti contratti come quello di questa vicenda, da 200 euro al mese per 10-12 ore di lavoro.
Per Beauty è scesa in piazza la Filcams-Cgil che, proprio davanti al lido “Mare-Nostrum” ha organizzato un flash-mob per difendere “una lavoratrice straniera – spiega il segretario generale Giuseppe Valentino – che chiede di essere pagata per il suo lavoro e che per tutta risposta si prende le mazzate e le urla in faccia di chi pensa di avere diritto di aggredirla e scacciarla perché quella ‘è casa sua’”. “Quello che a noi pare chiaro è che questo episodio è frutto di una cultura del disprezzo di ciò che è pubblico, delle leggi e dei contratti di lavoro. Questa situazione ha dei responsabili, naturalmente, poiché nonostante le denunce continue e gli appelli rivolti a politica ed istituzioni, agli allarmi ed alla vertenza Nazionale e Regionale sul Turismo chi deve occuparsi di far rispettare le regole, si gira sempre da qualche altra parte. È indecente vivere in un Paese dove chi lavora subisce ancora certi trattamenti, mentre chi utilizza il suolo pubblico in concessione fa il padrone perché pensa che quel bene comune è un suo diritto a prescindere o meno dal rispetto delle regole, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, dello Stato”.