Il ministero dell’Economia ha dato il via libera al Dpcm che rimodula gli incentivi per l’acquisto di auto a basso impatto ambientale, accogliendo a proposta del ministro Giorgetti. La novità più importante è che, se il reddito di chi acquista è inferiore ai 30 mila euro, il contributo statale aumenterà del 50%.

Nello specifico, va ricordato che per i veicoli di categoria M1 nuovi Euro 6, con emissioni di anidride carbonica comprese nella fascia 0-20 grammi per chilometro (è il caso delle auto elettriche), con prezzo non superiore a 35.000 euro IVA esclusa, attualmente il contributo è pari a 3.000 euro, che salgono a 5.000 in caso di rottamazione. Per quelli che rientrano nella fascia di emissioni 21-60 g/km di CO2 con prezzo non superiore a 45.000 euro IVA esclusa, l’incentivo è pari a 2.000 euro, 4.000 in caso di rottamazione di veicolo inferiore a Euro 5.

La grande novità, oltre come detto l’aumento del bonus per i redditi inferiori a 30 mila euro, è l’allargamento degli stessi anche alle persone giuridiche che noleggiano le auto, purché ne mantengano la proprietà almeno per 12 mesi. Un provvedimento da tempo auspicato, specie per quanto riguarda le associazioni di settore, che favorirà l’acquisto di auto elettriche e ibride plug-in da parte di società di noleggio e aziende, facendone aumentare la quota di mercato. “La ratio è che sull’elettrico e plug-in rimane una quota significativa di risorse e il disegno degli incentivi si sta dimostrando corretto”, come spiegano dal Mise.

Veniamo ora alle reazioni sindacali al provvedimento. Per il segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano “è fondamentale che si riprenda la discussione sulle forme di finanziamento necessarie ad accompagnare il sistema industriale verso la transizione sulle motorizzazioni sostenibili”. Per Gianluca Ficco, coordinatore Auto della Uilm, “sarà determinante la capacità di attrarre investimenti nelle tecnologie innovative e di finanziare le riconversioni in quella parte della filiera produttiva legata al motore endotermico. Chiediamo un’urgente revisione degli ammortizzatori sociali insufficienti a far fronte alla duplice emergenza della transizione e della crisi degli approvvigionamenti”. Mentre Simone Marinelli, coordinatore Auto per la Fiom, lancia l’allarme: “i soli incentivi non bastano a rilanciare il settore e si continua a erodere il fondo per l’automotive già insufficiente per quantità di risorse e per l’assenza di strumenti utili a guidare la transizione ecologica e tutelare l’occupazione”.

Per quanto riguarda gli addetti ai lavori del settore, c’è soddisfazione. “Grazie a questa misura”, dice il direttore dell’Unrae Andrea Cardinali, “si garantirà finalmente il pieno utilizzo dei fondi a disposizione e si scongiurerà un residuo a fine anno di oltre 300 milioni di euro. Visto che è stata scelta la strada del Dpcm ci auguriamo che i tempi tecnici di attuazione del provvedimento siano ridotti al minimo per evitare un rallentamento eccessivo del mercato delle flotte”. Commenti positivi anche da Anfia, la quale si dice contenta che “finalmente si sia data attuazione anche alle risorse destinate alle misure di politica industriale previste dal fondo automotive”, mentre il Centro Studi Promotor, per bocca del suo direttore Gian Primo Quagliano, spiega che “i provvedimenti adottati sono opportuni perché correggono alcuni errori di impostazione sugli incentivi previsti dal decreto del 6 aprile. Speriamo che il nuovo esecutivo continui sulla strada del governo Draghi bandendo ogni impostazione ideologica”.

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