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Le città imperiali del Marocco

Paese di colori e atmosfere uniche nel suo genere, il Marocco è una delle sole tre monarchie dell’Africa. Un sistema politico, ma anche culturale, che si riflette nella storia e nella monumentalità delle sue maggiori città.

Testo e Foto di S.Meconi - Alpitour World

Sultanato prima, monarchia costituzionale poi. L’esempio del Marocco rispetto al territorio africano non è solo quello di un sistema politico capace di garantire stabilità e crescita a uno dei Paesi più ricchi del continente nero, ma è anche un elemento che ha influenzato la storia, la monumentalità e l’attrattività turistica delle maggiori città del Paese.

Parlare di Marocco senza toccare le sue città imperiali sarebbe, del resto, un po’ come parlare dell’Italia senza citare Roma o visitare la Germania senza passare per l’esuberante Berlino. E del resto, anche in questa terra bagnata dal Mediterraneo e dall’Oceano Atlantico, che si protende verso lo Stretto di Gibilterra ed è lambita dal Sahara, di esuberanza ne troviamo a iosa.

Quella dei colori delle concerie di Fès, la prima capitale del Sultanato marocchino oppure quella delle atmosfere serali di Piazza Jemaa el-Fnaa di Marrakech, alle porte della Medina. Una terra nella quale viaggiare con moderni treni ad alta velocità di derivazione francese, assistere a spettacoli di incantatori di serpenti, visitare i Giardini Majorelle dove visse Yves Saint Laurent.

Francorosso, con la sua linea dedicata ai tour, inTour Explore, propone un itinerario guidato delle città imperiali del Marocco: 7 notti e 8 giorni con guida parlante italiano al seguito, per accompagnare i visitatori tra Marrakech, Beni Mellal, Fes, Meknes e Casablanca. Un viaggio di autentica bellezza, dove scoprire una terra tanto insolita quanto affascinante, nella quale i contrasti sono il perfetto valore aggiunto del fascino della destinazione.

Marrakech, la Parigi del Marocco

Poche città, in Marocco e in Africa, hanno l’atmosfera internazionale e l’attrattività di Marrakech. Se fino a qualche anno fa era una meta d’elezione per vacanze uniche, oggi i voli low-cost la rendono più facilmente raggiungibile, ma senza privarla della sua allure che ha mescolato elementi tipici a quelli della lunga occupazione franco-spagnola.

L’esempio più lampante è quello di Villa Oasis, che i più riconoscono come Giardini Majorelle. Un complesso moresco costruito negli anni ’30 dall’artista Jacques Majorelle, che volle interpretare lo stile architettonico arabeggiante con quelli di un’oasi nel deserto. La sua fama però è data soprattutto dalla scelta, nel 1980, di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé di restaurarla e farne la propria dimora di vacanza: è proprio qui che riposano le ceneri di YSL, uno dei nomi che ha segnato la moda francese del Novecento insieme a Coco Chanel.

Marrakech non è però solo intimamente francese, ma massimalista nel suo gusto islamico-berbero, che assume dimensioni enormi nella Piazza Jemaa el-Fnaa: non è solo una piazza, un mercato, un luogo di ritrovo, ma è la summa delle tradizioni territoriali che sono riconosciute come patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO (un po’ come l’arte dei pizzaioli napoletani, per intenderci). Il modo migliore per scoprirne il colpo d’occhio è godendosi un tradizionale tè alla menta dalla terrazza dell’Argana, lo storico caffè che domina la piazza.

Ammirabile solo dall’esterno è invece la Moschea della Koutoubia, il cui enorme minareto – dalla forma più simile a quella di un campanile cristiano, in quanto meno slanciato e più monumentale – domina dall’alto Marrakech e il suo caos di culture e linguaggi.

La ‘vera’ città imperiale del Marocco: Fes

Roccaforte di nome e di fatto, Fes non è solo la capitale storica del Paese (oggi questo ruolo spetta a Rabat), ma un concentrato di eleganza e stile tipicamente marocchini. Partendo dal dualismo tra città vecchia (Fès el-Jedid) e città nuova (Fès el-Bali), possiamo scoprire quell’effetto labirinto di una località che ha quasi duemila anni di storia, 9000 vicoli e strade e uno dei più grandi mercati tradizionali del Paese. Il luogo ideale per gli amanti di ceramiche, tappeti, ottoni e di tutto ciò che rappresenta la grande tradizione artigiana di questo popolo.

Più che caotica, è una città dove perdersi è tanto facile quanto bello, tra gli immancabili suq, gli edifici religiosi sui quali primeggia la Moschea Karouine, e un’attrazione che rende questa città assolutamente irrinunciabile: le concerie.

Se si riesce a superare l’afflato a tratti nauseabondo, dato dalle sostanze che colorano pelli e tessuti, si scopre un arcobaleno di chiari e scuri che spaziano dal cremisi alla carta da zucchero, dove uomini e donne si alternano in un lavoro massacrante dal mattino fino a sera inoltrata per conciare le pelli che poi verranno vendute, a guisa di portafogli, borse e oggetti vari, nelle pelletterie tutt’intorno. Proprio da qui, dai terrazzi e dall’alto, si ammira un paesaggio industriale magnificente, nel vero cuore della città.

Rabat, una capitale che sfida la modernità

È antica, ma non rinuncia a sentirsi affine alla contemporaneità. Una “Miami” del Marocco, così potremmo definire Rabat con un pizzico di fantasia, per la sua vita più rilassata e per l’affaccio romantico sull’Oceano Atlantico. Con molta storia in più, però: quella del Palazzo Reale sede del monarca Muhammad VI, della Torre di Hassan e dei mausolei reali.

A Rabat si respira la chiara influenza dell’ordine monarchico, ma con elementi di un’eleganza distintiva, quasi spirituale: il Palazzo Reale risale al Settecento, ma assunse la funzione per la quale è così chiamato solo nel 1956, quando il Marocco si liberò dai protettorati europei.

Un luogo della nazione, alla pari del Museo Archeologico, splendido edificio nel quale sono conservati mosaici, bronzi, statue marmoree risalenti addirittura all’epoca romana. Scoprire Rabat e i suoi monumenti è fare un viaggio a ritroso nel Marocco che fu: quello, per intenderci, della mai realizzata moschea di Yacoub al-Mansour, della quale esiste oggi solo la monumentale Torre di Hassan e le 360 colonne (mozzate) che disegnano una sorta di scacchiera ideale.

Casablanca, una città da film

Miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura. Il film Casablanca del 1942 è forse uno dei più famosi dell’intera storia del cinema, ma nulla sarebbe successo senza la città che gli ha dato nome e ispirazione. Una ville, come si usa in francese, che ha più o meno la stessa età di Roma ma che è divenuta fondamentale per i destini del Marocco durante tutto l’arco del Novecento.

Fondamentale in città è la visita, sul lungomare, alla straordinaria Moschea di Hassan II, costruita negli anni Ottanta e sormontata da un minareto alto 210 metri, un record battuto solo nel 2019 dalla Grande Moschea di Algeri (265 m). Accessibile anche dai non musulmani, è considerata un simbolo dell’intero Marocco nel mondo, e affaccia su quella zona portuale che è anche uno dei luoghi privilegiati per l’accesso a Casablanca e al Paese dal mare.

Passeggiare lungo La Corniche, il lungomare, è godersi fino a 3 chilometri di un affaccio romantico e suggestivo che abbraccia il luogo d’incontro tra la città e l’Oceano Atlantico. Specialmente alla sera, con luci soffuse e calde, la brezza che spira e le onde che disegnano spume candide, questa promenade regala puri momenti di relax.

La città oggi è più moderna che antica, con diversi grattacieli ed edifici, come la Cattedrale del Sacro Cuore – imponente costruzione neogotica dalle pareti bianchissime – che hanno assunto una funzione culturale e di raccordo per la città.

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