Essere il terzo incomodo non è mai una cosa semplice. È un problema per gli altri che devono considerare anche la tua presenza, ma è un impegno enorme soprattutto per chi deve cercare di migliorarsi tanto da arrivare al livello dei primi due. Questa è la situazione del Tottenham di Antonio Conte, una squadra nelle mani di un allenatore che spesso si è trovato a partire in seconda fascia nella griglia di partenza, mettendoci tutto sé stesso per sorpassare.
Il Tottenham di Conte è nato ufficialmente il 2 novembre 2021, il giorno successivo al licenziamento del tecnico portoghese Nuno Espírito Santo da parte degli Spurs. In realtà le squadre di Conte nascono sempre dopo una sessione di calciomercato, quando l’allenatore inizia a plasmare la squadra in base agli uomini che lui stesso sceglie. Con l’arrivo di Rodrigo Bentancur e Dejan Kulusevski dalla Juve e i trasferimenti in uscita di Giovani Lo Celso e Tanguy Ndombele la squadra cambia a centrocampo e dopo un periodo di rodaggio inizia a ingranare. È dalle consapevolezze raggiunte da marzo in poi che il Tottenham deve ripartire per farsi trovare subito pronto al via.
Essere la terza forza del campionato più importante del mondo per Conte vuole anche dire distinguersi dalle prime due squadre rafforzando l’identità classica di una squadra contiana. Se infatti il Manchester City è la squadra della fluidità posizionale portata alla quasi perfezione e il Liverpool quella del gioco diretto e alla massima velocità, Conte ha costruito un Tottenham “di gamba”, dove dominano le transizioni palla al piede di quasi tutti i calciatori titolari e che punta a spezzare le partite con cicloniche sgroppate. Per rafforzare questa specifica identità, che è poi la vera identità del calcio di Conte (basti pensare alle corse palla al piede della Juve di Lichtsteiner, Vidal e Tevez, al Chelsea di Victor Moses, per finire con l’Inter di Lukaku e Ivan Perisic), l’allenatore leccese ha scelto con grande accuratezza le pedine giuste in questo mercato estivo.
Per non sbagliare, Conte è partito proprio dal croato ex-Inter, scegliendo poi altri “spaccatori di difese” come Richarlison e Yves Bissouma a cui aggiungere Kane, Reguilón, Kulusevski e soprattutto Son Heung-min per una squadra che farà delle transizioni palla al piede il suo mantra. Per raggiungere questo risultato servono i calciatori adatti, ma anche gli allenamenti massacranti che abbiamo visto questa estate. Il vomito provocato da Conte è uno dei must del precampionato per ogni squadra allenata dall’ex di Juve e Inter. Essere una squadra con una sua identità, avendo un roster perfetto per applicarla ti mette in buona posizione, ma che resta sempre scomoda se quelle che devi scalzare dai primi posti sono il Manchester City di Guardiola e il Liverpool di Klopp, le due migliore squadre al momento nel mondo.
Cosa può fare quindi il Tottenham di Conte? Può sicuramente vincere la Premier League, non solo perché è una squadra perfetta per il suo allenatore, ma anche perché le altre due devono inserire nel motore un pezzo nuovo (il centravanti per entrambe, Haaland per il City e Nunez per il Liverpool) e potrebbero esserci delle frenate impreviste. Ma come fare per vincerlo?
Prima di tutto deve ancora di più migliorare l’impermeabilità difensiva, a volte elusa da squadre anche di seconda e terza fascia. In secondo luogo devono essere fisicamente brillanti i corridori di cui sopra, perché reggere una Premier League intera, più la Champions League e il resto è da ironman (anche se il turnover offensivo quest’anno è possibile). Infine, Conte stesso deve trovare e rendere applicabile anche una serie di piani B, proprio perché l’arrembaggio continuo in un campionato massacrante come quello inglese potrebbe portare a crolli di condizione fisica improvvisi. Se però tutto si reggesse sul filo sottile della potenza fisica e della lucidità difensiva, allora davvero il Tottenham può dire la sua e finalmente tornare a vincere un titolo dal 1961.