Dopo lo strappo di Carlo Calenda e la rottura dell’alleanza del Partito democratico con Azione, cambiano le stime sull’assegnazione dei seggi alle prossime elezioni politiche. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Carlo Cattaneo, rispetto all’ultima rilevazione, “il centrodestra conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo”. Ma di fronte all’ipotesi che la coalizione Fi-Lega-Fdi possa ottenere la maggioranza qualificata dei 2/3, grazie alla quale potrebbe modificare la Costituzione, gli analisti parlano di “uno scenario molto improbabile sulla base dei dati attualmente disponibili”. E questo perché non si prevede una ulteriore crescita sulla quota proporzionale.
L’accordo saltato tra Calenda e Letta ha un impatto sulla distribuzione dei seggi per il centrosinistra. In questo nuovo scenario, si legge nel report, Italia viva e Azione “non faranno parte della coalizione di centrosinistra e, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che ha chance di superare la soglia di sbarramento del 3 per cento e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale”. Nel complesso, si legge ancora, “considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5s poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al Centrosinistra e alla ipotizzata lista IV-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il Centrosinistra arriverebbe a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%”. Nella nota metodologica si spiega che la “stima della distribuzione complessiva dei seggi” viene effettuata “in base alla distribuzione territoriale del voto registrata alle Europee 2019 e dei sondaggi sulle intenzioni di voto per i partiti di luglio-agosto 2022”.
Sempre secondo l’Istituto Cattaneo, il centrodestra farebbe il pieno all’uninominale, sia al Senato che alla Camera. I seggi “blindati” per il centrosinistra si ridurrebbero a pochissime sezioni della Toscana e delle zone centrali delle grandi città. La stima dei seggi prevede quindi, alla Camera, 245 seggi al centrodestra, pari al 61%, 107 al centrosinistra, 27 per il M5s, 16 per Azione-Iv, 5 agli altri. Al Senato, centrodestra 127 (63,5%), centrosinistra 51, M5s 12, Azione-Iv 7, altri 3. Nonostante la stima dia il centrodestra vicino al 66%, cioè la maggioranza dei due terzi, sufficiente, eventualmente, a modificare autonomamente la Costituzione, secondo l’Istituto Cattaneo, lo scenario “è improbabile”. “Rispetto all’equilibrio che emerge da questa seconda stima – spiega l’Istituto – i margini di crescita sulla quota proporzionale appaiono risicati. Anche assumendo, come avevamo implicitamente fatto nella stima precedente, che i parlamentari eletti in liste indipendenti della ripartizione dell’America meridionale aderiscano al Centrodestra”, questo “dovrebbe conquistare altri sei collegi uninominali del Senato (che le nostre stime ancora assegnano al Centrosinistra) e, soprattutto, 20 collegi in più alla Camera. Il Centrosinistra dovrebbe perdere non solo nei collegi di Prato, Grosseto o nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena (in tutti questi posti), conservando solo 3 collegi (verosimilmente: Firenze, Bologna, Scandicci)”. Questo, però, senza considerare eventuali cambi di casacca dei singoli deputati.