Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sta favorendo cambiamenti nel paese ma non ha modificato l’atavica difficoltà della pubblica amministrazione a spendere le risorse assegnate. Il richiamo al governo arriva dai magistrati della Corte dei Conti che hanno esaminato tutti gli interventi effettuati del primo semestre 2022, confermando il “conseguimento pressoché totale degli obiettivi previsti dal Piano”. Tuttavia a fronte di una “reazione positiva” delle amministrazioni centrali, restano “difficoltà notevoli nella capacità di spesa delle singole amministrazioni”. E per i magistrati ciò dimostra che “una maggiore disponibilità ed un maggior impiego di risorse non corrispondono automaticamente a reali capacità di sviluppo”.

Non è ancora il momento di fare bilanci conclusivi perché per arrivare a fine anno, e raggiungere i 100 obiettivi in agenda, c’è ancora molta strada da percorrere. Infatti per la Corte “l’attenzione sull’esecuzione del Piano resta particolarmente elevata e il giudizio complessivo sul 2022 potrà aversi solo a fine anno“. Ma una prima analisi è già possibile, in particolare sugli obiettivi del primo semestre e su un “campionamento qualitativo e quantitativo” sullo stato di attuazione di 31 su 45 interventi. “Malgrado il dato formale positivo, nei settori esaminati sono emerse sostanziali criticità” soprattutto alla luce del quadro economico-finanziario peggiorato rispetto alle previsioni iniziali, che ha generato incertezza e portato ad un rialzo dei costi di realizzazione di alcuni progetti. In tale prospettiva, la Corte ha sottolineato “il permanere di difficoltà notevoli nella capacità di spesa delle singole amministrazioni”. Sono 55 gli obiettivo da realizzare appieno entro dicembre. Solo così Roma avrà accesso alla terza rata da 19 miliardi di euro dei finanziamenti europei .

C’è poi un altro aspetto che per la magistratura contabile è essenziale per l’attuazione del piano: “Il rafforzamento delle strutture amministrative e l’adeguatezza delle risorse umane in corso di reclutamento”, nonché “adeguate attività di assistenza tecnica”. Su quest’ultimo punto, la Corte si è soffermata sulla necessità di superare la questione della finanziabilità dell’assistenza tecnica, “attualmente non finanziabile con i fondi del Pnrr”. Molto potrà essere fatto, a parere della Corte, con l’introduzione, nel giugno scorso, del nuovo portale “Capacity Italy” che dovrebbe immettere nella pubblica amministrazione altri 550 tecnici qualificati. . Quello del livello quantitativo e qualitativo dei dipendenti pubblici che devono gestire le pratiche del Pnrr è una criticità già sollevata. L’Italia è paese della zona euro con il più basso numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione ma anche quello in cui l’età media dei lavoratori è più alta. Inoltre retribuzioni relativamente modeste spingono i più qualificati a cercare lavoro altrove.

Infine, guardando al “dopo Pnrr”, quando i fondi per gestire i progetti finiranno, la Corte suggerisce di attrezzarsi: “Alla conclusione del Piano, per governare il ritorno a una gestione ordinaria priva delle attuali, ma momentanee, disponibilità legate alle risorse europee, sarà fondamentale garantire la stabilizzazione dei flussi finanziari destinati alle amministrazioni, anche per evitare la messa in sofferenza delle imprese che hanno tarato organizzazione e strategie aziendali sull’attuale entità degli stimoli economici e finanziari”.

Ieri intanto da Bruxelles è arrivato il via libera al regime di aiuti di Stato, finanziato attraverso il Pnrr, per sostenere la costruzione e la gestione di impianti di produzione di biometano nuovi o convertiti. Tema molto caro a Eni, controllata al 30% dal Tesoro. La misura, ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, “promuoverà la produzione Ue di biometano sostenibile da utilizzare nei settori dei trasporti e del riscaldamento, in linea con il piano RePowerEu”, e “aiuterà l’Italia a conseguire i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni, a ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili russi e a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento di gas”. Il ministro dell’Istruzione ha presentato ieri il programma di ammodernamento delle classi “Piano Scuola 4.0”, anch’esso finanziato con i fondi del Pnrr per 2,1 miliardi di euro. L’intenzione è quella di poter avere lezioni più interattive e studentesse e studenti più coinvolti.

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