di Salvatore Ciriolo
Ogni cinque anni politici strapagati si presentano ai cittadini come nuovi. È l’imenoplastica elettorale. Quasi non ci si accorge dell’operazione. Nessuno che chiede conto di quasi 2000 giorni di servizio o pretenda prova delle effettive competenze maturate per ricoprire uno dei ruoli più importanti della nostra Repubblica. Nell’antica Roma esisteva il cursus honorum, alle cariche più importanti e prestigiose si poteva accedere solo dopo aver rivestito le meno importanti. L’imenoplastica elettorale stende un velo pietoso anche sulle competenze, sulle esperienze di vita di chi ambisce a ricoprire il ruolo di parlamentare.
Il nostro territorio vive problemi atavici, dai trasporti alla sanità, dal lavoro al disastro ambientale. Nessuno ha la bacchetta magica, ma cosa è stato fatto da chi tra qualche settimana verrà a chiederci il voto? Basterebbe informarsi, visitare i portali istituzionali dei candidati e scoprire come è stato fatto poco e nulla. In qualsiasi azienda privata, dopo 2000 giorni di servizio senza risultati, il licenziamento sarebbe quasi certo. Questa legge elettorale indegna è ancora in piedi proprio per questo. Un sistema di preferenze, così come avviene per le elezioni regionali, darebbe troppo potere ai cittadini e renderebbe molto dispendioso il controllo del voto. Meglio controllarlo al principio, meglio i listini bloccati.
Le persone perbene spesso sono schifate dalla politica. Tanti uomini e donne, con storie esemplari, preferiscono restare lontani dalla politica proprio per questo, per non scendere a compromessi con l’assenza di meritocrazia e il fango. E così le risorse migliori restano fuori dal palazzo, per spalancare le porte ai conferenzieri, agli speculatori e a chi ha condannato il nostro territorio all’irrilevanza, alla miseria, all’assenza di speranza per il futuro. Il 26 settembre ci verranno a dire che l’astensionismo ha vinto, che bisogna trovare una soluzione e qualcuno avrà pure il coraggio di dare la colpa ai cittadini. La misura è colma.