La colonna di fumo in lontananza si alza da Novofedorovka, nel distretto di Saksky, nella Crimea occidentale dove sorge una base militare russa. Le immagini messe in rete da alcune persone presenti sulle spiagge del Mar Nero mostrano le conseguenze di un attacco rivendicato da Kiev con diverse esplosioni udite nella regione conquistata dai russi nel corso della prima invasione dell’Ucraina, nel 2014, proprio il giorno dopo l’annuncio di Joe Biden su ulteriori forniture di armi ai soldati di Volodymyr Zelensky per un totale di 1 miliardo di dollari. Un alto funzionario militare ucraino ha detto al New York Times che sono state le forze armate di Kiev a colpire la base russa, provocando anche una vittima secondo quanto riferito dai filo-russi nell’area: “Era una base aerea da cui partivano regolarmente mezzi per attacchi contro le nostre forze nel teatro meridionale”, ha detto. Su Twitter, il portavoce presidenziale Mykhailo Podolyak ha scritto: “Il futuro della Crimea sarà quello di essere una perla del Mar Nero, un parco nazionale con una natura unica e una località turistica mondiale. Non una base militare per terroristi. Questo è solo l’inizio”. E proprio da Washington è arrivata la conferma che tra gli armamenti inviati ci sono anche missili anti-radar per prendere di mira i sistemi radar russi. Il ministero della Difesa russo aveva fatto sapere che si trattava solo di esplosioni di munizioni non dovute a un raid e che queste non avevano causato morti.

Non si placa comunque l’offensiva russa nell’Est ucraino, con l’area contesa che nella notte è stata di nuovo oggetto di pesanti bombardamenti da parte dei militari di Mosca, come fa sapere Kiev. In particolare, ha comunicato l’amministrazione regionale di Kherson, le forze armate russe stanno “bombardando senza pietà i villaggi che si trovano nella regione di Kherson”, nel sud dell’Ucraina. “La situazione è particolarmente difficile negli insediamenti situati vicino alla prima linea – aggiungono – Le persone sono costrette a vivere nelle cantine o ad abbandonare le proprie case. Inoltre, gli occupanti stanno cercando senza successo di riconquistare le loro posizioni perdute e stanno bombardando senza pietà i villaggi già liberati”.

Sul fronte diplomatico, l’Ucraina ha comunque mostrato una nuova apertura a un incontro tra Zelensky e Vladimir Putin. L’occasione, fanno sapere, potrebbe essere la presenza, ancora in forse, del leader di Russia Unita al prossimo vertice del G20 in Indonesia. In quell’occasione, fanno sapere, potrebbe presentarsi anche il presidente ucraino proprio con l’intento di ottenere un bilaterale con l’omologo russo. Un’ipotesi che, però, in mattinata aveva già trovato l’opposizione del Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che aveva bocciato l’idea dicendo che “non ci sono i prerequisiti”.

Movimenti si registrano anche per quanto riguarda le forniture di gas russo verso l’Europa, dopo che ieri era circolata la notizia sulla decisione di Gazprom di bruciare le riserve in eccesso a causa del crollo delle esportazioni. È infatti ripreso il flusso del gas naturale dalla Russia alla Lettonia, una settimana dopo essere stato interrotto dal gigante dell’energia Gazprom accusando il Paese di aver violato le condizioni di approvvigionamento. Clima diverso si respira invece nella vicina Estonia, dove la premier Kaja Kallas ha chiesto ai Paesi Ue di “interrompere l’emissione di visti turistici” ai cittadini russi, sottolineando che “visitare l’Europa è un privilegio e non un diritto umano”: “Sospendete l’emissione di visti. I trasferimenti aerei dalla Russia sono bloccati, il che significa che se i Paesi dello spazio Schengen concedono visti saranno i Paesi che condividono una frontiera con la Russia a farne le spese. È il momento di mettere fine al turismo proveniente dalla Russia”.

Se da un lato Mosca allenta la stretta sul gas verso l’Europa, stessa cosa non si può dire riguardo al petrolio. Sono state infatti interrotte le consegne ad alcuni Paesi europei attraverso l’oleodotto Druzhba che transita in Ucraina. Lo ha reso noto Transneft, la compagnia statale russa responsabile del trasporto di idrocarburi. Lo stop, legato ad una transazione bancaria non andata a buon fine a causa delle sanzioni, “è scattato il 4 agosto” con un impatto sulle consegne a “Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca“, ha reso noto la società russa.

Dall’Ue arrivano intanto rassicurazioni sulla situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia, oggetto di bombardamenti negli ultimi giorni. Dopo aver duramente condannato l’accaduto, la commissaria all’Energia, Kadri Simons, ha fatto sapere che secondo “le informazioni ottenute dai sistemi di monitoraggio della radioattività dell’Ue e da fonti internazionali non vi è alcun aumento della radioattività in Ucraina o nell’Ue, né alcuna minaccia immediata di radiazioni”.

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