La scelta di Washington di inviare il diretto responsabile degli aiuti bellici statunitensi a Kiev per difendersi dall'invasione russa, potrebbe significare che i sospetti sull'incapacità dell'esecutivo di Volodymyr Zelensky di gestire aiuti così copiosi potrebbero essere fondati
Monitorare il percorso che fa un carro armato è abbastanza facile: sarebbe sufficiente utilizzare un buon satellite che possa immortalare il mezzo militare in tempo reale. Seguire il percorso di un lanciarazzi Javelin, un pò meno- molto banalmente- per questioni di dimensioni fisiche. L’Ucraina ha un problema con il monitoraggio, quasi inesistente, del flusso di armi che gli vengono inviate dai Paesi occidentali che sostengono la sua difesa contro l’invasione russa. Già ad aprile – quindi poche settimane l’inizio dell’invasione russa in Ucraina- l’ Europol, l’agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione di polizia, aveva lanciato l’allarme sulla possibilità che il flusso di armi inviate a Kiev potesse essere deviato con il rischio che i copiosi armamenti potessero finire in cattive mani.
Il rapporto di fiducia fra Washington e Kiev sembra incrinarsi. A testimoniarlo sarebbe la notizia riferita da Kiev, secondo la quale il generale americano Garrick Harmon, comandante del centro di assistenza alla sicurezza- organismo che gestisce gli aiuti militari degli Stati Uniti ai Paesi stranieri– sarebbe in Ucraina. La scelta di Washington, infatti, di inviare il diretto responsabile degli aiuti bellici statunitensi a Kiev per difendersi dall’invasione russa, potrebbe significare che i sospetti sull’incapacità dell’esecutivo di Volodymyr Zelensky di gestire aiuti così copiosi potrebbero essere fondati.
Ad avvallare questa tesi, un’inchiesta dell’emittente televisiva americana Cbs secondo la quale solo il 30- 40% delle armi americane arriverebbe sulla linea del fronte, nel Donbass. Del resto degli armamenti, non rimarrebbe traccia. Kiev, dal canto suo, continua a chiedere più armi ai Paesi Occidentali che sostengono la sua difesa, ma il problema della tracciabilità di queste armi non viene risolto. Così, Washington ci ha pensato da sè, inviando chi direttamente decide se e quali armamenti devono essere inviati in Ucraina. “La Russia sa che la sua aggressione sarà un grande fallimento con le continue forniture di armi all’Ucraina. Il compito numero uno della Russia è fermarle – per mezzo di attacchi missilistici contro la logistica o della disinformazione su un presunto uso improprio delle armi in Ucraina. Noi non permetteremo che alcuno di questi sforzi abbia successo”, ha denunciato su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba che quindi accusa la Russia di stare tentando di impedire la fornitura di armi all’Ucraina non solo sul campo, ma anche attraverso la disinformazione.
D’altronde, il sostegno militare che sta giungendo a Kiev, non è da poco. Come riportato da Il Manifesto, ventitre miliardi di aiuti militari arrivano solo dagli Stati Uniti, ai quali si aggiungono i quattro dalla Gran Bretagna, due miliardi dalla Polonia e un miliardo e mezzo dalla Germania. Nel frattempo, nella giornata di ieri gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 1 miliardo di dollari, all’interno del quale ci sono altri sistemi lanciarazzi Himars, missili terra- aria, e- appunto- lanciarazzi Javelin insieme a munizioni. A dichiararlo è stato il Dipartimento della difesa americano in una nota, mentre subito dopo è arrivato l’annuncio del provvedimento anche da parte del presidente americano Joe Biden che su Twitter ha scritto: “Gli Stati Uniti hanno autorizzato il più grande pacchetto di assistenza alla sicurezza per l’Ucraina sino a oggi”.