A poco più di un mese dal disastro nel quale hanno perso la vita undici persone sulla Marmolada, l'associazione presenta la terza edizione dell'iniziativa con la quale, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano, monitorerà la drammatica regressione dei ghiacciai, causata dalla crisi climatica: "Sulle Alpi svizzere zero termico a 5184 metri"
Sulle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale, così i ghiacciai si riducono a ritmo inimmaginabile e più di 200 sono quelli già scomparsi da fine Ottocento, lasciando il posto a detriti e rocce. Oggi più che mai c’è bisogno di monitorare cosa sta accadendo. Cosa è accaduto sulla Marmolada. A poco più di un mese dal disastro nel quale hanno perso la vita undici persone, Legambiente presenta la terza edizione della Carovana dei Ghiacciai 2022 con la quale, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano, monitorerà la drammatica regressione dei ghiacciai, causata dalla crisi climatica. Uno stravolgimento con effetti anche sulle economie locali, come ha documentato ilfattoquotidiano.it. Quest’anno si torna su molti dei ghiacciai visitati nell’edizione di due anni fa, con qualche eccezione. Perché ad esempio, si tornerà anche sulla Marmolada, dove solo lo scorso anno il Comitato Glaciologico Italiano indicava un assottigliamento di oltre 6 metri rispetto al 2020.
Le tappe della Carovana dei ghiacciai – Dal 17 agosto al 3 settembre, un viaggio in cinque tappe dalla Valle d’Aosta fino al Friuli-Venezia Giulia percorrendo tutto l’arco alpino. Si partirà dai ghiacciai del Monte Bianco del Miage e Pré de Bar (Valle D’Aosta) dal 17 al 19 agosto, proseguendo poi con i ghiacciai del Monte Rosa di Indren (Piemonte) dal 20 al 22 agosto e ancora l’himalayano ghiacciaio dei Forni (Lombardia), dal 23 al 26 agosto. E poi il ghiacciaio della Marmolada (Veneto –Trentino) dal 27 al 31 agosto, per finire con il ghiacciaio del Montasio (Friuli-Venezia Giulia) dal 1° al 3 settembre.
Legambiente: “Situazione peggiorata oltre ogni razionale previsione” – “A poco più di un mese dalla tragedia della Marmolada – spiega Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente – torniamo a richiamare l’attenzione sull’emergenza climatica, ormai inarrestabile, che compromette lo stato di salute di tutto il nostro arco alpino. Incendi, siccità, ondate di calore, eventi estremi sempre più frequenti, temperature record: non c’è più tempo per le nostre montagne”. Con la terza edizione di Carovana dei ghiacciai Legambiente torna a fornire dati ed elementi concreti per chiedere al governo italiano di spingere l’acceleratore per arrivare a emissioni di gas a effetto serra nette pari a zero nel 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi e di dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità. A partire dalle aree più colpite, come le Alpi. “La decisione di ritornare su molti dei ghiacciai visitati due anni fa non è casuale: abbiamo seri motivi per credere che la situazione sia peggiorata al di là di ogni razionale previsione” aggiunge Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna.
L’alta quota che cambia – È un dato, d’altronde, che l’atmosfera, soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota, sia in totale disequilibrio: a fine luglio lo zero termico è stato registrato da MeteoSvizzera sulle Alpi svizzere a 5184 metri. Un dato senza precedenti. In aggiunta gli effetti dell’inverno 2021/2022, estremamente mite e siccitoso in tutto l’arco alpino italiano (in molte aree si è superata la soglia dei 100 giorni senza pioggia). “Senza contare che – ricorda Legambiente – la neve al suolo, negli ultimi dieci anni ha subìto un costante decremento lasciando sempre più spazio ad aride sterpaglie. In primavera l’innevamento è stato prossimo ai minimi storici tanto che, molti nivometri, già a maggio sono arrivati a zero. “A soli due anni di distanza dalla prima edizione della Carovana, potremo verificare direttamente gli impressionanti cambiamenti nel frattempo avvenuti su alcuni ghiacciai-campione” anticipa Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano, secondo cui il confronto con i dati storici che il comitato raccoglie dal 1914 nelle campagne glaciologiche annuali “permetterà di comprendere le modalità del cambiamento e di valutare quali siano le possibilità di risposta, in termini di mitigazione e adattamento”.
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