Il parlamento della Lettonia ha adottato una risoluzione con cui dichiara la Russia “Stato sponsor del terrorismo” e secondo la quale le sue azioni in Ucraina costituiscono “un genocidio mirato contro il popolo ucraino”. Nel testo i parlamentari invitano altri Paesi a esprimere la stessa posizione oltre a “interrompere il rilascio dei visti ai cittadini della Federazione Russa e della Bielorussia. A fare eco alle richieste della Lettonia arriva l’Estonia che per bocca del ministro degli Esteri estone, Urmas Reinsalu, ha dichiarato che presenterà questo mese all’Unione Europea una proposta ufficiale per la sospensione dei visti Schengen a tutti i cittadini russi. Secondo Reinsalu, la misura intende rendere più efficaci le sanzioni emesse nei confronti di Mosca in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Una posizione analoga era stata espressa nel corso di questa settimana dal primo ministro estone Kaja Kallas, dalla premier finlandese Sanna Marin e ora anche dal governo lettone. La decisione di Riga arriva dopo la visita di due giorni del segretario alla difesa Usa Lloyd Austin, primo capo della Difesa americana ad aver fatto visita allo stato baltico dal 1995.
Durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo lettone Artis Pabriks, Austin ha annunciato che gli Stati Uniti si stanno preparando a condurre più ampie esercitazioni con la Lettonia e i paesi del fronte orientale della Nato. Se la situazione lo richiederà, potrà essere considerato il trasferimento in Lettonia di truppe dalle brigate statunitensi in Romania o direttamente da oltreoceano. Pabriks, dal canto suo, ha sottolineato come la Lettonia chieda agli Stati Uniti un costante training militare congiunto e un maggior supporto finanziario per l’acquisto di nuovo equipaggiamento militare al fine di assicurare la sicurezza degli spazi aereo e costiero. Al presidente lettone, Egils Levit, il segretario alla difesa ha confermato l’impegno americano a rispettare l’articolo 5 del trattato nordatlantico che prevede la risposta automatica nel caso in cui uno dei paesi membri venga attaccato.
La mossa dello stato baltico giunge solo qualche ora dopo la ripresa delle forniture di gas alla Lettonia da parte del gigante del gas russo Gazprom, dopo che il servizio era stata interrotto il 30 luglio ufficialmente per violazioni delle condizioni contrattuali da parte dello stato baltico. La Lettonia ha in programma di rinunciare alle forniture di Gazprom a partire dal primo gennaio 2023. A tal fine, il governo sta mettendo in opera strategie alternative in grado di garantire al paese l’autosufficienza energetica.