L'ex prima cittadina di Roma contesta l'interpretazione del regolamento data da Conte. Ed elenca i tre motivi per cui non ha presentato la candidatura: "Ad oggi non potrei dire con certezza quali saranno, nei prossimi cinque anni in Parlamento, i nostri futuri compagni di viaggio"
È sempre più profonda la spaccatura tra Virginia Raggi e Giuseppe Conte. Il botta e risposta a distanza delle scorse ore sulle regole per la formazione delle liste (l’ex sindaca ha chiesto “trasparenza”, l’ex premier ha assicurato che l’avrà e “non come ha fatto lei a Roma”) era solo l’inizio di una schermaglia destinata a provocare nuove scosse dentro al Movimento. L’attuale consigliera in Campidoglio e membro del comitato di garanzia del M5s, a quattro giorni dalla chiusura delle autocandidature per le parlamentarie, ha deciso di scrivere i motivi per cui ha deciso di non farsi avanti. E, soprattutto, ha sostenuto che lei era “perfettamente candidabile“, nonostante il fatto che sarebbe stata per la quarta volta in corsa con il M5s. Eppure il leader M5s, solo lunedì, aveva dichiarato esattamente l’opposto: “Raggi rientra nel vincolo del doppio mandato”, aveva detto. Non la pensa così l’ex prima cittadina, che invece sostiene di aver scelto di non correre per rispetto del mandato in corso in Campidoglio e perché “non ho certezze sulle alleanze“. Insinuando così il dubbio, come già fatto dallo stesso Alessandro Di Battista, che i 5 stelle possano fare nuovi accordi con il Pd dopo il voto.
La norma contestata – Ma cosa dice il regolamento e perché Raggi contesta Conte? A essere messo sotto accusa è un passaggio preciso del regolamento delle autocandidature per le parlamentarie: “Non potranno presentare la loro candidatura in conformità al voto degli iscritti del 25-26 luglio 2019 e del 13-14 agosto 2020:
A questo si appiglia Raggi: “Inizio col dire”, si legge nel post, “che secondo le nostre regole interne, quella del doppio mandato e del mandato Zero, ritengo che sarei stata perfettamente candidabile“. La sindaca ha infatti alle spalle un mandato da consigliera comunale, uno da sindaca e attualmente siede in Campidoglio: per lei non si parla di tre mandati, perché il primo è quello “zero” e non viene calcolato. Ma la domanda, che riceve risposte contrastanti dentro lo stesso Movimento, è: per la candidatura alle politiche il primo mandato in Comune è appunto azzerato o viene usato per il computo? Per Conte non ci sono dubbi che lei è esclusa, per Raggi è vero il contrario. Resta il fatto che nel regolamento non viene affrontata esplicitamente la questione. “Nel 2021”, scrive Raggi oggi, “mi sono potuta ricandidare proprio in virtù di queste due regole e sono attualmente in corso di secondo mandato”, si legge. Un altro caso simile al suo c’è e, proprio in queste ore, sta provocando molti malumori interni: il consigliere capitolino Paolo Ferrara, attualmente al terzo mandato (compreso di mandato zero), si è autocandidato alle parlamentarie. Se sarà ammesso o meno al voto online, aiuterà a capire quale delle due interpretazioni (se quella di Raggi o quella di Conte) sia corretta.
Allora perché Raggi ha rinunciato? – Raggi ha quindi continuato il post elencando i tre motivi secondo cui non si sarebbe candidata per il Parlamento: “In primo luogo”, si legge ancora, “sono stata eletta in consiglio comunale e secondo un principio del MoVimento 5 stelle che rispetto, se vieni eletto all’interno di un’istituzione, non mi sentirei a mio agio nel fare il salto altrove”. Una critica aperta alla nuova regola che, invece, prevede la possibilità di lasciare il mandato “incompleto” se siedi in Comune. Ma, ha continuato, “soprattutto, non ho mai nascosto la mia contrarietà verso le alleanze strutturali e i campi progressisti con i partiti tradizionali. Ad oggi non potrei dire con certezza quali saranno, nei prossimi cinque anni in Parlamento, i nostri futuri compagni di viaggio in Parlamento, a differenza di quanto accade nel Consiglio di Roma dove la nostra linea è da sempre è chiara”. E ancora: “Ma mi immaginate in uno scenario futuro a dover lavorare gomito a gomito con chi ci ha sempre ostacolato? Eddai su, per me non è possibile!”. Infine, Raggi ha parlato di scelte di vita personali: “La libertà riconquistata nel mio nuovo ruolo, non è per me barattabile o comprimibile. Almeno adesso. A chi se lo sta chiedendo, lo avrei fatto per un secondo mandato da sindaco per portare a conclusione e dare un senso a tutto quanto fatto nel primo mandato. Ora fare la consigliera e riprendere il mio lavoro, mi consente di conciliare tempi di vita e di lavoro”.
Conte: “Non agiti la comunità 5 stelle” – All’ex sindaca di Roma, che ha chiesto “trasparenza” e “regole chiare” per le parlamentarie online, Conte ha risposto ieri sera, intervistato su La7: l’ha invitata “a non agitare la comunità 5 stelle” e ha ribadito che la responsabilità per quanto riguarda la composizione delle liste è in capo al leader del Movimento. Intanto il tempo stringe: il voto, stando alle ultime indiscrezioni, sarà il 16 agosto prossimo e i candidati aspettano con ansia le regole con cui saranno poi formate le liste. Anche perché da quelle dipenderà la possibilità di giocarsi il rientro in Parlamento o meno. Ieri Conte ha aperto alle pluri-candidature, annunciando che si presenterà in più circoscrizioni. Un’ipotesi che lo mette in opposizione a molti, compreso il garante Beppe Grillo. Soprattutto perché sarebbe la prima volta per il M5s. Ma Conte ha detto di essere tranquillo: “Avremo”, ha detto a La7, “un processo della formazione delle liste e le parlamentarie assolutamente trasparente, in linea con le previsioni statutarie. Ho scritto io quello statuto raccogliendo tutte le istanze all’interno del Movimento”.