Al faccia a faccia di giovedì pomeriggio a Palermo, il referente pentastellato siciliano Nuccio Di Paola si è presentato con un documento di nove punti in cui - tra le altre cose - chiede ai dem di rinunciare al nome della candidata per favorire l'unità della coalizione: "Chiediamo che Chinnici faccia da collante a questa alleanza". Ma il segretario regionale dem, Anthony Barbagallo, chiude all'ipotesi. E il patto già fragilissimo rischia di naufragare
Cresce la tensione tra il Pd e il M5s dopo il faccia a faccia di giovedì pomeriggio a Palermo. I grillini hanno chiesto ai dem – tra le altre cose – di presentare il loro simbolo senza il nome della candidata presidente, Caterina Chinnici, ma dal Pd la risposta è netta: “Richiesta irricevibile”, taglia corto Anthony Barbagallo, segretario regionale dei democratici. E su questo punto l’asse giallorosso potrebbe definitivamente rompersi. Dopo il vertice, infatti, la stessa Chinnici ha sottolineato in una nota l’”intransigenza” dei grillini siciliani alla riunione, che si è svolta alla sua presenza. Oltre a Chinnici e a Barbagallo, c’era il referente siciliano del M5s Nuccio Di Paola e – collegato da remoto – Claudio Fava, la terza gamba della coalizione con il suo Movimento Centopassi. All’incontro, richiesto dal M5s dopo l’assemblea regionale di lunedì sera, Di Paola si è presentato con un documento contenente nove condizioni, ricalcando i nove punti presentati da Giuseppe Conte a Mario Draghi poco prima della caduta del governo. Dentro ci sono tutti i concetti cardine del pensiero politico del Movimento: dalla garanzia di non fare alleanze con chi avversa il Reddito di cittadinanza al no ai termovalorizzatori.
Ma la richiesta più “ingombrante” è proprio quella, rivolta al Pd siciliano, di non inserire il nome della candidata nel simbolo per permetterle di rappresentare tutta la coalizione: “Quel che chiediamo è che Chinnici faccia da collante a questa alleanza”, sottolinea Di Paola. Un patto arrivato al traguardo delle primarie, le prime in assoluto della coalizione giallorossa, svoltesi nonostante la contemporanea rottura sul piano nazionale. Dalle consultazioni, il 23 luglio scorso, è uscita vincitrice la magistrata, eurodeputata del Pd, figlia di quel Rocco che diede vita al pool antimafia e fu ucciso nel 1983. Sul ruolo di “collante”, la candidata non ha esitato: “Ho la responsabilità di rappresentare l’intera coalizione e lavorerò affinché le proposte avanzate dai partiti possano, prima possibile, essere ricondotte a sintesi in un programma di governo sul quale affrontare la campagna elettorale”, ha sottolineato al termine del confronto di giovedì. “Durante l’incontro”, ha aggiunto, “il Movimento 5 Stelle ha manifestato intransigenza su una propria lista di nove punti programmatici. In virtù del mio ruolo, cercherò di svolgere un lavoro di cucitura tra le forze politiche in questa fase difficile. L’interlocuzione proseguirà nei prossimi giorni”.
La candidata è dunque pronta a svolgere il ruolo richiesto dai grillini. Ma non è questo a creare malumori tra i Cinque stelle siciliani, che nell’assemblea di lunedì si erano dichiarati in maggioranza a favore della rottura con il Pd. L’intervento iniziale di Giuseppe Conte aveva però dato una forte spinta per tentare, in extremis, di proseguire nel solco segnato dalle primarie. Già allora la crisi di governo aveva creato un clima di tensione all’interno della coalizione in Sicilia, che è andata al voto in un’atmosfera ai limiti del surreale. Ora resta poco tempo per la presentazione dei simboli (entro il 14 agosto), e per la presentazione delle liste (il 25). Si voterà il 25 settembre sia per le Regionali che per le politiche, un election day che al momento vede un asse giallorosso ancora in vita per le regionali, mentre Pd e M5s andranno separatamente alle politiche. Un paradosso che ha fatto storcere il naso a molti all’interno dei Cinque stelle sull’isola. Nonostante l’apertura di Chinnici verso i grillini, l’alleanza rischia quindi di infrangersi sui simboli: i dem, che hanno sempre inserito il nome dei candidati nelle ultime tornate elettorali (Da Rosario Crocetta a Fabrizio Micari) non intendono rinunciarci. Così che la rottura sembra ormai inevitabile.