Dopo cinque mesi di crescita, a giugno l’Istat ha registrato il primo calo del nostro export, sceso del 2,1% rispetto a maggio, con una flessione sia verso i paesi Ue sia verso i mercati extra Ue. Nel confronto con lo stesso mese del 2021 la crescita resta fortemente positiva (+ 21,2%), seppur in rallentamento rispetto al + 29,5% di maggio. Sempre in giugno le importazioni sono invece salite dell’1,8% mese su mese e di ben il 44% su base annua. Il saldo della bilancia commerciale (differenza tra valore delle esportazioni e delle importazioni) è risultato negativo per 2,1 miliardi di euro, contro il surplus di 5,6 miliardi che aveva contraddistinto il giugno 2021. A spiegare il balzo del valore dell’importato è soprattutto il costo dell’energia. Come scrive l’Istat il deficit energetico si amplia ulteriormente, per effetto dei forti rialzi dei valori di gas, greggio ed energia elettrica e supera, nei primi sei mesi dell’anno, i 48 miliardi. Nello stesso periodo il deficit commerciale sfiora i 13 miliardi, a fronte di un avanzo di quasi 29 miliardi dei primi sei mesi del 2021.
Rispetto ad un anno fa le esportazioni italiane sono cresciute verso Stati Uniti (+ 25%), Germania (+ 15%) e Francia (+ 16,7%). Balzo dell’export anche verso la Turchia con un + 87%, secondo alcune analisi questo dato si spiegherebbe con il fatto che il paese viene utilizzato come “sponda” per vendere le merci in Russia aggirando le sanzioni. Le vendite dirette verso la Russia registrano invece un crollo del 19%. La corsa dei prezzi di petrolio e gas ha invece fatto sì che il valore del nostro import da Mosca aumentasse del 118%. A livello settoriale la crescita più forte per le esportazioni italiane riguarda i prodotti petroliferi raffinati il cui valore è raddoppiato rispetto ad un anno fa. Bene anche la farmaceutica (+ 47%), la chimica (+ 30%) e la meccanica (+ 10%). Sul fronte importazioni per il gas abbiamo speso più del quadruplo rispetto ad un anno fa.