Il Venezuela di Nicolas Maduro non è mai stato esente dalle “giocate” che muovono gli equilibri delle egemonie che si disputano il pianeta. Stati Uniti d’America da un lato e il blocco (se blocco può essere chiamato) dei paesi che combattono l’imperialismo Usa dall’altro, con in testa Russia e Cina. Dopo l’invasione della Russia all’Ucraina lanciata a febbraio scorso e le successive sanzioni economiche che hanno riguardato anche il petrolio, il regime di Maduro è tornato ad essere “meno brutto e sporco” agli occhi dell’amministrazione Biden, visto che può (con il tempo) trasformarsi di nuovo in un’importante risorsa per gli Stati Unit per quanto riguardo il greggio.
Questo con buona pace di Juan Guaidó, che continua ad essere ufficialmente il vero presidente venezuelano riconosciuto dagli Usa e da altri 50 paesi della comunità internazionale, ma che ha perso molta rilevanza e potere strategico. Maduro però non è d’un tratto diventato “amico” di Biden e infatti continua a rimanere allineato all’antimperialismo “gringo”, offrendo supporto e spazio alla narrativa russa della guerra in Ucraina e ospitando in questi giorni, sul suolo venezuelano, le cosiddette “Olimpiadi della guerra” organizzate proprio dal ministero della Difesa della Russia. Avete letto bene, si chiamano “Olimpiadi della guerra” o “Olimpiadi militari” (Army Games) e sono organizzate dalla Russia dal 2015.
Il Venezuela diventerà così il primo paese latinoamericano ad ospitare come anfitrione questa competizione, che avrà luogo nello Stato Lara. Quest’anno, alle Olimpiadi della guerra, parteciperanno 270 squadre provenienti da 37 paesi e le gare avranno luogo tra il 13 e il 27 agosto, in 36 modalità di competizione. Oltre a Venezuela e Russia, anche Algeria, Bielorussia, Vietnam, Iran, India, Kazakistan e Cina saranno le sedi secondarie dell’edizione di quest’anno. Questi “giochi” vengono organizzati con il fine di promuovere l’orgoglio militare dei paesi partecipanti, rivedendo anche strategie di attacco e difesa e mantenendo l’update rispetto alle armi di ultima generazione. L’alto comando militare venezuelano ha mantenuto un certo riserbo sull’evento, che ovviamente ha risvegliato l’interesse e la preoccupazione degli Usa, visto che si aspetta l’arrivo di centinaia di militari stranieri nei prossimi giorni in Venezuela. Soldati provenienti da Cina, Iran, Bielorussia, Russia, Uzbekistan, Myanmar e Abcasia: paesi che in molti casi sono sotto le sanzioni degli Stati Uniti d’America.
Nello Stato Lara si celebrerà la competizione dei cecchini che avrà luogo nel complesso militare di Terepaima e il noto organo di stampa statunitense Voice of America, facendo riferimento ad una nota stampa del governo venezuelano sul tema, spiega che le armi che verranno utilizzate dai gareggianti saranno il fucile di precisione Svd Dragunov da 7,62 millimetri, con mirini organici diurni e notturni, una pistola da 9 millimetri e una granata da addestramento. I concorrenti di Lara dovranno superare gli ostacoli in un ovale di mille metri, sparare con la pistola, quindi dimostrare le proprie abilità nella sezione dei fucili e infine entrare nel campo delle granate inerte.
Ad aumentare la tensione anche una “coincidenza”, se tale si vuole considerare. Infatti le “Olimpiadi della guerra” iniziano proprio mentre si concludono le operazioni militari annuali organizzate dal comando sud degli Stati Uniti d’America: operazioni battezzate PanamaX 2022. A questa importante esercitazione, svoltasi tra il primo e il 12 agosto, hanno partecipato le forze armate di Colombia, Brasile, Cile, Argentina, El Salvador, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Spagna, Guatemala, Ecuador, Honduras, Giamaica, Panama, Messico, Paraguay e Perù.
Quindi ancora una volta uno scontro alla distanza (anche se ridotta) tra Russia e Usa, che sposta l’attenzione dall’Ucraina fino nel vecchio cortile di casa statunitense. Uno smacco e una sfida che il delfino di Hugo Chávez considera sicuramente un’altra medaglia da cucire sul petto. Insomma, un Maduro impegnato su più fronti che da un lato porta avanti le negoziazioni con l’opposizione venezuelana, dall’altro ha già chiesto al neoeletto presidente colombiano Gustavo Petro di ristabilire dei rapporti diplomatici e militari – ma che comunque mantiene salda l’alleanza con la Russia di Putin, elemento che rappresenta una carta “pesante” da giocare in questo momento sullo scacchiere mondiale.