L’Fbi a casa di Donald Trump cercava documenti legati alle armi nucleari, top secret e con implicazioni per la sicurezza nazionale. Lo rivela il Washington Post citando alcune fonti. Si delinea così l’urgenza dell’intervento degli agenti federali e la preoccupazione diffusa all’interno del governo americano sul tipo di documenti parcheggiati a Mar-a-Lago e sul pericolo che potessero finire in mani sbagliate. Notizia che arriva in contemporanea con la risposta di Trump alla mozione presentata dal Dipartimento di Giustizia per chiedere che il mandato di perquisizione effettuato venga reso pubblico: “Non solo non mi opporrò al rilascio di documenti relativi all’irruzione e alla perquisizione ingiustificata e non necessaria nella mia casa a Palm Beach, in Florida, a Mar-a-Lago. Ma farò un ulteriore passo avanti incoraggiando il loro rilascio immediato“, ha scritto sul suo social Truth. Secondo quanto scrive il quotidiano statunitense Wall Street Journal, gli agenti dell’Fbi hanno trovato 11 documenti classificati, inclusi alcuni contrassegnati come top secret e destinati a circolare solo in strutture governative speciali.
Gli agenti del Federal Bureau of Investigation hanno preso circa 20 scatole di oggetti, raccoglitori di foto, una nota scritta a mano e la concessione esecutiva di clemenza per l’alleato del signor Trump, Roger Stone, mostra un elenco di oggetti rimossi dalla proprietà. Nell’elenco c’erano anche informazioni sul “Presidente della Francia”, secondo l’elenco di tre pagine. L’elenco è contenuto in un documento di sette pagine che include anche il mandato di perquisizione dei locali concesso da un giudice magistrato federale in Florida.
Bloccare la richiesta del Dipartimento di Giustizia avrebbe lanciato il messaggio che Trump ha qualcosa da nascondere nel mandato, documento in grado di chiarire le motivazioni che hanno spinto gli agenti federali a intervenire. “Merrick Garland sta cercando di scoprire il bluff di Trump”, commentano alcuni esperti osservando come il ministro della Giustizia ha rimandato con destrezza la palla nel campo del tycoon che, però, ha risposto prontamente.
Se le indiscrezioni del Washington Post sui documenti legati al nucleare si rivelassero vere, la situazione di Trump si complicherebbe. Le carte infatti sarebbero in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale americana, ma anche di creare problemi con altri paesi. Non è chiaro infatti se i documenti a cui gli agenti federali davano la caccia riguardavano solo l’arsenale nucleare americano o anche quello di altri paesi. Secondo il New York Times fra le carte c’erano anche informazioni sui più segreti programmi americani, i cosiddetti ‘special access programs’.
Joe Biden segue gli sviluppi da lontano. Il presidente è con la first lady in vacanza per qualche giorno sull’isola di Kiawah, South Carolina. Una pausa per ricaricarsi in vista delle elezioni di metà mandato di novembre dopo le quali, secondo indiscrezioni, dovrebbe annunciare la sua candidatura al 2024 e lanciare la campagna elettorale. Il presidente americano è convinto di voler correre nonostante i sondaggi indichino la preferenza dei democratici per un altro candidato. La convinzione di Biden si sarebbe rafforzata con le recenti vittorie legislative, economiche e di politica estera, oltre alla determinazione di voler negare a Donald Trump un ritorno alla Casa Bianca. Un obiettivo che lo accomuna alla deputata Liz Cheney. La repubblicana perderà con molta probabilità le primarie in Wyoming per la Camera, ma la sua carriera politica è lungi dall’essere finita. Pur di evitare un ritorno di Trump nello Studio ovale, Cheney potrebbe accarezzare l’idea di una candidatura alla Casa Bianca.