Mentre la Cina intensifica i suoi messaggi aggressivi su Taiwan, gli Usa ritengono che l’isola debba continuare a rafforzare le sue difese e proteggere la sua sicurezza nazionale. Lo ha affermato l’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark T. Esper. Secondo Esper, Taiwan deve aumentare il budget della difesa, adottare una strategia di guerra asimmetrica, rivitalizzare la mobilitazione delle riserve, costruire infrastrutture e telecomunicazioni resilienti e ovviamente accumulare scorte di energia, cibo e armi. Tutto questo dovrebbe scoraggiare la Cina.

Fermo restando che in caso di escalation militare, in relazione a Taiwan, gli Usa dovrebbero intervenire direttamente e non attraverso una guerra per procura come sta succedendo in Ucraina. Lo stesso Biden lo ha dichiarato durante il suo recente viaggio in Estremo Oriente, accelerando lo scontro. Attraverso il Patriot Air Defense System di Taiwan gli Usa hanno già venduto nel tempo armi ed equipaggiamenti a Taiwan. Ricordiamo che già sotto il presidente Donald Trump, gli Stati Uniti hanno venduto armi per un valore di oltre 18 miliardi di dollari. Biden invece è stato il primo presidente degli Stati Uniti a invitare i rappresentanti taiwanesi a partecipare all’inaugurazione presidenziale.

Esper ha anche affermato che escludere Taiwan dal quadro economico indo-pacifico è stato un errore, ma un accordo di libero scambio con l’isola potrebbe essere un modo per riconoscere l’importante ruolo economico di Taiwan. Lo stesso dovrebbero fare un po’ tutte le potenze occidentali. Tutto questo sempre in vista di una escalation militare dopo il lancio cinese dei missili Dongfeng in risposta al viaggio della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, nell’isola.

D’altra parte la Cina si sta limitando a prove di forza di accerchiamento ma che non destano ancora serie preoccupazioni. I presidente Xi Jinping potrebbe ottenere un terzo mandato al Ventesimo Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (Pcc) entro la fine dell’anno o forse diventare presidente del Pcc. Nel caso di un rimpasto di leadership, tuttavia, il leader cinese ha avvertito che potrebbe sentirsi più libero di condurre una “politica estera aggressiva”. Al momento sono però solo parole. Oltre ai campi minati Taipei può schierare in funzione anti cinese una vasta gamma di missili supersonici/ipersonici. Tra le armi figurano il supersonico antinave Hsiung Feng II/III (400 km di gittata massima) e il missile da crociera Hisiung Feng IIE (fino a 1.000 km di gittata massima).

Taiwan probabilmente non ha le capacità per difendersi da un attacco cinese senza supporto esterno, anche se ha dato la priorità all’aumento della spesa per la difesa, con un budget record di quasi 17 miliardi di dollari per il 2022, si stima che la spesa della Cina sia ancora circa ventidue volte quella di Taiwan. Nel 2022, i legislatori taiwanesi hanno approvato il piano del governo Tsai di spendere 8,6 miliardi di dollari in più per la difesa nei prossimi cinque anni. Parte di questo budget militare ampliato andrà all’acquisizione di missili da crociera, mine navali e sistemi di sorveglianza avanzati per difendere le coste di Taiwan.

Sotto l’aspetto puramente economico Taiwan è il principale produttore mondiale di chip per semiconduttori e il suo settore è in piena espansione nonostante le tensioni attraverso lo Stretto. Questi chip si trovano nella maggior parte dell’elettronica, inclusi smartphone, computer, veicoli e persino sistemi d’arma che si basano sull’intelligenza artificiale. Gran parte di ciò può essere attribuito alla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), il più grande produttore mondiale di chip e il principale fornitore di Apple e di altre società statunitensi. Alcuni esperti sostengono che la dipendenza degli Stati Uniti dalle società di chip taiwanesi accresce la sua motivazione a difendere Taiwan da un attacco cinese. Anche la Cina fa affidamento sui chip taiwanesi, anche se non tanto quanto gli Stati Uniti.

Pechino sta lavorando per rafforzare la sua industria, soprattutto perché Washington ha spinto Tsmc a smettere di vendere alle società cinesi, tra cui Huawei, un gigante cinese delle telecomunicazioni che Washington sostiene che Pechino potrebbe utilizzare per lo spionaggio.

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