Estate, tra le risate e il caldo gli sguardi corrono distrattamente ai televisori nei bar, negli hotel o nelle pizzerie in riva al mare: c’è il Trofeo Birra Moretti…e se questo fosse un meme social si concluderebbe con un “sei felice e non lo sai”. Non che parlando di calcio ci si discosti molto dal concetto della felicità perduta: quel trofeo dai contorni un po’ caciaroni, quasi cafonal per le bizzarrie che si porta dietro – tra shoot-out e rimesse laterali battute con i piedi – era la tartina con prosecchino che avrebbe aperto un pasto sontuoso, quale era la Serie A dell’epoca (e il ruolo delle italiane in Europa in quegli anni).
Un aperitivo allegro da usare anche come passerella per offrire a tifosi e curiosi i nuovi acquisti del mercato: all’epoca gente tipo Vieri, Crespo, Buffon, Thuram, Nedved, Salas. Questi per Juve e Inter, partecipanti fisse. Poi c’erano quelle variabili: spesso neopromosse per riassaporare il ritorno ai big match. E’ il caso della Samp del 2003, appena tornata in Serie A con Novellino in panchina e con gli occhi di tutti puntati su Atsushi Yanagisawa. Lontani i tempi di Kazu Miura al Genoa: dopo di lui dal Giappone erano arrivati Nakata, che aveva fatto decisamente bene, Nanami che aveva giocato così così e Nakamura l’anno prima che stava facendo bene a Reggio Calabria. E dunque, tra ovvie ragioni di marketing e rassicurazioni che arrivano da Cerezo e Zico, Beppe Marotta, allora ds della Samp, tenta la scommessa prendendo Atsushi dal Kashima Antlers.
Ragazzo spigliato ed estroverso, considerato un sex symbol in Giappone forse anche in virtù di una strana capigliatura immancabilmente mechata, Yanagisawa in patria aveva giocato da attaccante, facendo caterve di gol e poi spostato seconda punta o ala per il fisico non irresistibile, fattore che aveva inciso sulla sua vena realizzativa. Buona tecnica e discreta velocità, Zico lo aveva addirittura individuato come suo erede, e valutazioni molto positive erano arrivate pure da Toninho Cerezo, suo allenatore al Kashima Antlers. Già conosciuto dagli italiani: in una amichevole del novembre 2001, prima del mondiale nippocoreano proprio contro il Giappone, dopo appena 9 minuti sfrutta una palla rubata da Inamoto e sbuca dietro Mark Iuliano facendo secco Buffon, con Pizzul che attribuisce il gol a “Ya-Na-Ga-Shi-Wa”, per poi correggersi.
E a Genova scoppia la “Yanamania”, col solito drappello di tifosi e giornalisti giapponesi che lo seguono, portando anche a spostare la presentazione dalla consueta saletta stampa al salone di un albergo per contenere tutti. Per la verità Yanagisawa in campo non sembra male: Novellino ne loda la voglia d’imparare e anche i compagni si dicono positivamente impressionati dal giapponese. Bene nelle amichevoli fino al “Birra Moretti”: a Bari almeno 30 o 40 accreditati vengono da Tokyo, per vedere Yana. Non sarà un gran debutto in realtà: poco da segnalare oltre a un’occasione da gol contro la Juventus, col pallone buttato addosso al portiere Chimenti.
In campionato il leit motive è pressoché lo stesso: poche cose degne di nota, se non un rigore conquistato e qualche intervista probabilmente resa equivocabile dalla traduzione visto che emergono perle del tipo “In area non so mai cosa fare, se passare il pallone o tirare in porta”, che detto da un attaccante da 70 gol in Giappone e 10 con la nazionale pare effettivamente mal tradotta, oppure “Io in realtà non volevo giocare a calcio ma a baseball, ma i posti erano tutti occupati”. Aggiungete il coro dei doriani “Aua Aua Yanagisawa” sulle note di “Video Killed the radio star” ed ecco finire l’esperienza con la Samp, col ritorno al Kashima Antlers.
Ma in Italia Atsushi ci torna subito: l’estate successiva Franza, patron del Messina, lo porta in giallorosso sicuro che dopo l’anno a Genova Yanagisawa possa consacrarsi nel calcio italiano. Le premesse sono buone: un grandissimo gol in Coppa Italia contro l’Acireale, una doppietta in amichevole con l’Apollon Limassol…e addirittura un contratto con la Regione Sicilia per fare da testimonial all’Arancia Rossa locale in Giappone. Ma poi arriva il campionato: gioca 22 volte, senza segnare. L’anno dopo torna di nuovo in Giappone, nell’ambito dell’operazione che porta a Messina Mituso Ogasawara.
Il nome di Yanagisawa torna in auge quando nel 2021 Maya Yoshida segna il suo primo gol contro il Parma e per celebrarlo pensa bene di sfotterlo in un video social: “Ciao Yanagisawa, io ho segnato più di te che pure giocavi in attacco”. La risposta non è mai arrivata. Oggi allena le giovanili del Kashima Antlers, ed è il bel ricordo di estati spensierate e caciarone tra shoot-out e doppi arbitri, colpi di mercato veri…e presunti.