di Maurizio Contigiani
Lo spettacolo osceno a cui oggi stiamo assistendo non ha mai avuto riscontro nemmeno ai tempi delle “convergenze parallele” e del “meno male che Silvio c’è”. Osceno e indegno anche per un popolo come il nostro, che non merita certo né Churchill, né Gandhi ma nemmeno che ad inizio secolo sia già saturo di parassiti senza dignità (Battiato). Nani e ballerine che lasciano la casa del morituro che li ha fatti crescere per andare con i finti avversari di ieri. Personaggi che non contano nulla, che millantano il nulla, che si uniscono per contare qualcosa alla faccia della diversità delle idee che professano per cumulare miseri voti alla faccia di coloro che credono alle loro fandonie. Ragazzi dotati di grande talento, sui quali molti di noi avevano riposto speranze per un futuro migliore, precipitati in un abisso da alto tradimento.
Un’accozzaglia di soggetti disomogenei, poveracci senza consenso popolare, la cui sopravvivenza è attaccata alle braghe del partito più falso che la storia politica italiana abbia mai conosciuto, falso nella sua vocazione di sinistra, falso fino al suo leader attuale, dalle origini più democristiane possibili. Una cosa che viene chiamata destra, destinata a vincere e a gestire le sorti di questo disgraziato Paese, una destra che offende le origini e gli intenti della destra conservatrice, liberale di Giolitti e Cavour. Una destra becera e volgare ai cui vertici si trovano personaggi di cui ci si dovrebbe vergognare, Durigon, la sindaca di Terracina e tra i suoi preziosi consensi, da Casapound fino alle teste pelate. Una destra il cui braccio destro è un soggetto che girava con i rosari in mano e si asciugava il sudore in faccia con l’esterno della FFP2 e il sinistro il morituro, abbandonato da tutti, che ancora spara le stesse caz*ate di vent’anni fa.
Una destra che purtroppo prenderà voti anche da quei poveracci nelle borgate che, non sapendo più chi votare, lo faranno a favore di chi gli toglierà il reddito di cittadinanza. Quella destra che insieme al Pd, Calenda, Di Maio, Tabacci e Renzi finalmente riuscirà a cambiare la Costituzione più bella del mondo senza passare per quelle odiose consultazioni popolari che, regolarmente, hanno bocciato ogni tentativo di restaurazione attraverso varie versioni del piano di rinascita democratica di Licio Gelli.
Giuseppe Conte è stato il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi trent’anni e la gente inizia a dimenticarlo. Ma Conte non ha le capacità per farlo ricordare, non bastano Travaglio, Gambino, Spinelli, Gomez, Padellaro per affermare quella che sembra un’ovvietà.
Serve un altro grande personaggio politico (che esiste), dotato di eloquenza, che sappia comunicare attraverso un linguaggio comprensibile alle masse, un linguaggio pesante ma pulito, un linguaggio rivoluzionario che ai tempi di Grillo e Casaleggio non fu mai accompagnato da alcuna forma di violenza. Un linguaggio che oggi lo statuto contiano ha aborrito e invece solo attraverso quello, e la persona che lo sappia usare. si potrebbe riacquisire buona parte del terreno perduto con la stessa facilità con cui si rubano le caramelle ad un bambino.